Ortodossi, laici, conservatori, riformati, milanesi e provenienti da una quindicina di nazioni (in particolare Egitto, Siria, Libia, Libano, Irak, Iran): in questi giorni gli ebrei di Milano sono tutti uniti nel ricordare la Shoah e soprattutto nel trasmettere alle nuove generazioni quella che è stata la più grande tragedia del XX secolo. E sono numerosissimi i dibattiti, gli incontri, i libri in uscita e le iniziative che si svolgono nel capoluogo lombardo (e in tutta Italia) in previsione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. (Per saperne di più vedere siti www.ucei.it/giornodellamemoria e www.mosaico-cem.it).
In occasione di questa ricorrenza, Milano - insieme alle istituzione, alla Comunità Ebraica e alla Sinagoga Riformata di via Tenca - ricorda i suoi giorni oscuri, di quando fu luogo di persecuzioni, detenzioni e deportazioni degli ebrei. Non tutti sanno di quel drammatico 30 gennaio del 1944, quando allalba di una livida domenica dinverno più di 600 persone attraversarono la città partendo dal carcere di San Vittore su dei camion, per raggiungere i sotterranei della Stazione Centrale con accesso da via Ferrante Aporti. Qui, dal famigerato binario 21, partiva il secondo convoglio diretto ad Auschwitz-Birkenau, in quella che è stata la più efficiente fabbrica di morte mai realizzata dalluomo. A bordo erano stipati cittadini italiani di religione ebraica, di ogni età e condizione sociale, che venivano caricati tra urla e percosse sui vagoni bestiame. Fu un viaggio di sette giorni passati tra sofferenze e spavento, di cui pochi superstiti oggi portano ancora la testimonianza. Solo in venti tornarono: gli altri morirono nei lager.
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