Bini Smaghi: «Subito le riforme, priorità a quella delle pensioni»

Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale europea, non ha dubbi: la riforma delle pensioni «più tardi si farà e peggio sarà. Capisco - ha aggiunto - che in una fase di crisi come quella attuale è difficile portare in piazza il tema della riforma delle pensioni, ma è altrettanto difficile trovare soluzioni alternative se si vuole ridurre il debito pubblico». Bini Smaghi ha parlato a tutto campo, a margine di un convegno che si è svolto all’Università di Siena. In sostanza, per riportare il debito pubblico al livello pre-crisi, c’è solo una strada: «Adeguare le pensioni alle aspettative di vita. Questo è stato fatto già in passato, ma non abbastanza». E quindi ha invocato le riforme strutturali «che sono le più difficili da fare».
La stessa e unica strada da percorrere se si vuole tornare alla crescita. «Bisogna ridurre la spesa - ha detto - ma in molti Paesi invece la spesa è aumentata». In caso contrario bisogna accettare l’idea di un «Paese che cresce poco».
Le riforme, quindi, priorità assoluta per uscire dall’emergenza. Riforme che faciliterebbero, tra le altre cose, il problema dell’accesso dei giovani al mercato del lavoro. Ma per fare questo è necessario «ridurre la tassazione sul lavoro e non è vero che vale ancora il motto lavorare meno lavorare tutti. Bisogna lavorare tutti e lavorare di più».
Poi l’antidoto per uscire «bene» dalla crisi: «Serve un valido sistema di regole». Senza regole non c’è trasparenza, soprattutto in alcuni settori come i derivati over the counter e hedge funds. Grazie all’attuale sistema poco efficiente, i mercati, secondo Bini Smaghi «sono stati condizionati da quegli attori che avevano preso rischi eccessivi relativamente alla loro capacità di gestirli. Questi attori rappresentano un pericolo per il sistema». Tuttavia l’autoregolazione del mercato funziona «quando tutti i partecipanti al mercato la condividono», ma gli attori meno affidabili «sono predisposti a non condividere le regole e a comportarsi in maniera difforme rispetto al sistema adottato».
Per Bini Smaghi le iniziative che sono state prese negli ultimi mesi, in particolare dal G20, dal Financial stability board e dall’Fmi, sono state «tutte importanti e necessarie ma noi dobbiamo chiederci se queste sono sufficienti per rimuovere le cause della crisi e dobbiamo anche chiederci se, nella loro situazione attuale, le autorità di supervisione avranno tutti i poteri necessari per intervenire quando lo considereranno essenziale per la salvaguardia della stabilità finanziaria. E le pressioni per favorire una deregolamentazione torneranno a crescere non appena la crisi sarà finita».
Infine la stretta creditizia.

Che potrebbe aumentare nei prossimi mesi: «Sebbene fino ad ora - dice Bini Smaghi - le banche siano sostanzialmente riuscite a compensare le svalutazioni con aumenti di capitale è possibile che gli sforzi per la raccolta di fondi e la riduzione della leva finanziaria ostacolino l’offerta di credito all’economia reale accrescendo ulteriormente le pressioni su famiglie e imprese».

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