È partita bene la riammissione in Borsa di Bioera (+35% il primo giorno), la società di distribuzione di prodotti biologici e naturali rilevata dal fallimento del gruppo Mariella Burani da Biofood Italia controllata dallimprenditore Canio Mazzaro.
Qualè stato il motivo di questo successo in un mercato debole come quello attuale?
«Pensiamo di aver presentato al mercato unoperazione molto equilibrata - spiega al Giornale lad Aurelio Matrone - infatti abbiamo offerto anche ai vecchi azionisti e ai creditori privilegiati la possibilità di partecipare allaumento di capitale alle stesse condizioni di chi ha investito. Ossia di acquistare le azioni al prezzo di 50 centesimi. Inoltre lazienda aveva grossi problemi di debito ma era comunque sana e con un business in espansione».
Si è trattato dunque di un risanamento finanziario non industriale?
«Si è così. Le controllate del Gruppo Bioera erano e sono ben gestite ma appesantite da un debito di 32 milioni causato dai problemi della precedente gestione. Con il concordato abbiamo risolto il problema del debito. Ora possiamo sostenere la crescita in un mercato molto interessante come è appunto quello del biologico».
È un settore in espansione?
«Da 10 anni la domanda di prodotti biologici e naturali aumenta del 10% allanno. In realtà il mercato italiano è molto meno sviluppato rispetto ad altri. Basta pensare che nel nostro paese, il consumo di prodotti biologici è pari a 25 euro a persona allanno contro i 50 del mercato francese, dei 70 di quello tedesco e dei 180 dello scandinavo. Per questo riteniamo che ci siano buoni margini di crescita».
Bioera quanto fattura?
«Circa 42 milioni nel 2010 con le controllate più altri 50 milioni che vengono dalle partecipate. La nostra controllata maggiore è Ki Group che distribuisce circa 2500 prodotti biologici con 35 milioni di fatturato. Poi abbiamo Organic Oil per la produzione di olio biologico di oliva e di semi che viene distrubuito in 45 paesi al mondo. La terza controllata è Fonte della vita che produce succedanei di carne e formaggio a base di soia».
E le partecipate?
Abbiamo una quota in Cdd che distribuisce prodotti dolciari e che fattura circa 38 milioni e Lacote che produce e distribuisce il marchio Guam, leader nella cosmetica naturale».
Non avete però nessuna produzione diretta?
«No, non gestiamo aziende agricole biologiche ma commercializziamo prodotti di terzi. Solo lolio di semi viene lavorato da noi direttamente».
Progetti per il futuro?
«La nostra intenzione è quella di crescere sia per linee interne e magari anche con acquisizioni visto che il mercato del biologico in Italia è molto frammentato con soli due operatori di rilievo: Bioera e Natura Si. Siamo però anche aperti ad eventuali partnership per far entrare nella nostra orbita altri operatori».
Volete diventare più grandi dunque, non vendere?
«Crediamo nel nostro progetto industriale di diventare un polo aggregante nel biologico pur avendo nei mesi scorsi già ricevuto alcune manifestazioni di interesse ma le abbiamo rifiutate scommettendo sul buon andamento del nostro mercato di riferimento».
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