Roma - I temi etici, biotestamento alla Camera e pillola abortiva al Senato, tornano in primo piano nel dibattito Parlamentare. E come è già accaduto, ad esempio per la legge sulla fecondazione assistita, il clima si surriscalda, saltano in aria gli schieramenti tradizionali e prendono vita alleanze trasversali.
È il Partito democratico ad essere più in difficoltà su questo fronte visto che su aborto ed eutanasia deve conciliare il diavolo e l’acqua santa ovvero Ignazio Marino e Paola Binetti. Il seme della discordia all’interno del partito lo ha gettato Dorina Bianchi, capogruppo in Commissione Sanità del Senato, rea di aver dato il suo assenso ad un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva e dunque processata e condannata dal suo partito, tanto da rinunciare in serata all’incarico.
Per il Pdl invece, comunque andrà la discussione alla Camera sul testo che regolamenta la fine vita approvato dal Senato nel marzo scorso, resta fermo il principio ribadito più volte dal premier Silvio Berlusconi: su questi temi è garantita piena libertà di coscienza. Principio ribadito ieri pure dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che sul biotestamento aveva paventato il rischio di uno «stato etico» chiedendo più laicità. Il dibattito sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), garantisce Fini, si svolgerà «nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato ad esprimersi secondo coscienza».
Modifiche al ddl sul biotestamento sono state chieste ieri anche da venti parlamentari del Pdl. Una lettera, indirizzata al premier, invita a fare un passo indietro per «porre dei confini senza pretendere di regolare tutto». L’obiettivo è quello di riuscire a licenziare «una soft law, che ribadisca con chiarezza il no all’eutanasia e all’accanimento terapeutico e che per il resto istituisca una sorta di riserva deontologica sulla materia del fine vita, demandando al rapporto tra pazienti, familiari, fiduciari e medici, la decisione in ordine a ogni scelta di cura».
Tra i firmatari il viceministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, Benedetto della Vedova, Alessandra Mussolini e Giulia Bongiorno. Proprio la Bongiorno starebbe mettendo a punto gli emendamenti insieme con la teodem Paola Binetti (Pd). Dunque non certamente con l’intenzione di stravolgere la legge ma soltanto di ammorbidire alcuni punti lasciando maggiore libertà decisionale al medico ed ai familiari, con l’obbiettivo di raggiungere un testo che non tradisca quello del Senato ma che possa essere votato anche dai cattolici del Pd e dall’Udc. Oltre che gradito al «laico» Fini. Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari sociali, che ha già chiuso la discussione generale sul testo, vuole portare il biotestamento in aula prima della Finanziaria.
Scontro aperto invece in casa Pd sulla questione della pillola abortiva. Pietra dello scandalo ancora una volta la senatrice Dorina Bianchi, colpevole due volte agli occhi dei compagni di partito. La prima perché ha dato l’assenso ad una indagine conoscitiva sulla RU486 della Commissione Sanità del Senato, voluta dal presidente della Commissione, Antonio Tomassini, dopo che l’Aifa, l’agenzia del farmaco ha dato il via libera alla commercializzazione del farmaco abortivo nel nostro paese. La seconda perché addirittura avrebbe dovuto essere relatore di minoranza sui risultati dell’indagine.
Una scelta sconfessata subito dal segretario Pd, Dario Franceschini e che ha finito per ricadere malamente pure sul capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, che sembra avesse concordato con la Bianchi la decisione senza però sentire gli altri. La Finocchiaro a quel punto ha convocato il gruppo per fare pelo e contropelo alla Bianchi, che già in passato è finita nell’occhio del ciclone per le sue scelte troppo vicine a quelle del mondo cattolico.
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