Julianna conta. Lei è la donna dei soldi. Obama non può finire di ringraziarla: cento milioni di dollari, il salvadanaio pieno, il carburante per la corsa che porta a Washington. La cassaforte di Barack ha i capelli biondi e la pelle bianca. Quarantanni, una laurea pesante, una famiglia potente, il golf, i dollari visti e conosciuti. Ricca che ama far diventare ricchi gli altri. È come una lotteria, per lei: cinquanta lì, cento, mille, duemila e trecento. Il premio è la Casa Bianca: Julianna Smoot è la macchina crea soldi che ha portato tutti fino allIowa e adesso al New Hampshire. Poi chissà. Cè un forziere, ancora. Un conto corrente da liquidare fino alla fine.
La chiamarono una sera, la invitarono a cena, le chiesero di lavorare con Obama. Per Obama, anzi. Era sul mercato. Fino a novembre scorso lavorava per il senatore democratico Charles Schumer. Prima ancora aveva portato in carrozza al Senato un altro democratico, Tom Daschle. Sempre i dollari, il suo mestiere. Viene da una famiglia chic, col padre che ha passato la vita a giocare a golf per lavoro e la madre che ha amministrato i dollari dei trofei del marito. Soldi, sempre e comunque. Ecco perché è diventata fundraiser, Julianna. Contatta finanziatori, li convince, li spreme. Poi sceglie le strategie: come, quando e perché. Quelli dello staff di Obama gli fecero una domanda: saresti in grado di raccogliere 12 milioni di dollari in tre mesi? Ecco scrivici un memo spiegandoci come condurresti una raccolta fondi della campagna presidenziale. Carta e penna. Julianna sè inventata Obamanopoli. Una rete di raccolta via web capillare e diffusa, alimentata da piccoli e medi finanziatori, senza grandi multinazionali alle spalle. Quelle sono arrivate lo stesso, ma sono il lato B della strategia: la Smoot ha messo al centro la gente comune, ha puntato sulla comunicazione diretta. Ha funzionato il messaggio più semplice e scontato: sentirsi parte di un sogno americano, della sfida di un giovane nero anti-establishment. Lui siete voi, lui è tutti, voi siete lAmerica. Julianna ha chiesto uno staff di trenta persone. Lha avuto. Ha chiesto di parlare con Obama per un totale di almeno dieci ore a settimana. Le ha avute. È in una chiacchierata che sè inventata la campagna di raccolta via internet e gli incontri con le ricchissime star di Hollywood come Halle Berry.
A casa di Obama, a Chicago, la Smoot ha raccontato anche altre idee. La pesca al dollaro sè rafforzata da sola, col passaparola, con la catena spontanea. Allora sono nate cose strane e uniche, come Match, una specie di gioco delle coppie: un donatore può scegliere sul sito di Obama la somma che vuole versare e lascia un commento. Poco dopo gli viene segnalato il nome e la città di un altro donatore che ha scelto di fare un versamento della stessa somma.
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