Paola Setti
Ti dice tre frasi e già hai capito che Alfredo Biondi, 78 anni, eletto in ben otto legislature, vicepresidente della Camera, avvocato, presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia, è già pronto a ripartire. Per dire, di se stesso alle elezioni dice: «Sarò io a scegliere la mia collocazione». Sugli avversari di centrosinistra: «I loro intrecci con le Coop in Liguria si chiamano coinvolgimento socio-economico-politico, in Sicilia si chiamerebbero voto di scambio». Su Sandro Biasotti: «Ora faccia il sindaco».
Onorevole Biondi, lhanno fatta arrabbiare.
«È che ho letto sui giornali delle baggianate a proposito delle candidature. Sarò io a scegliere la mia collocazione alla Camera o al Senato, in Liguria o altrove»
Tanto lo sappiamo che ha già unidea, ce la dica.
«Potrei fare il capolista al Senato in Liguria, visto che alla Camera cè già Claudio Scajola. Ma se ci fosse la necessità di lasciare spazi ad altri potrei candidarmi alla Camera come numero due dopo Silvio Berlusconi in Lombardia e contemporaneamente in altre circoscrizioni».
In Lombardia fu eletto nel 2001 ma ci andò mal volentieri.
«Dovetti lasciare il Collegio 10, che era stato appaltato da Pier Ferdinando Casini. Peccato che poi lUdc non sia stato riconoscente a Forza Italia per il bel gesto».
Lei e lUdc non siete più amici da un po.
«Hanno una visione della politica solo competitiva, la solidarietà la esprimono solo nelle loro feste comandate».
Ha anche litigato con il segretario Udc Lorenzo Cesa.
«Aveva definito giochi e giochini la richiesta del premier di posticipare lo scioglimento delle Camere».
Lei invece è daccordo con quella richiesta.
«Ci sono leggi importanti da varare».
Avete avuto cinque anni.
«Li avremmo avuti se il centrosinistra non avesse fatto ostruzionismo. E comunque esiste un diritto del presidente della Repubblica a sciogliere le Camere e un diritto del presidente del Consiglio a indire i comizi. Invece la sinistra parla di complotto con il solito doppiopesismo. Loro vedono le pagliuzze nellocchio altrui e tolgono le travi dal proprio».
Citazione evangelica
«Se uno esercita un diritto loro parlano di abuso. Guardi le Coop e lintreccio con il sistema dei governi locali: in Liguria si chiama coinvolgimento socio-economico-politico, in Sicilia si chiamerebbe voto di scambio».
Chi butta dalla Torre, Claudio Scajola o Sandro Biasotti?
«Dico solo che Biasotti è la novità più importante del panorama politico ligure degli ultimi anni».
Ha visto sfumare la possibilità di candidarsi in Parlamento, con An o con lUdc.
«Il prezzo dellindipendenza somiglia al prezzo della libertà, è molto alto. Più sei indipendente più hai difficoltà con i partiti. E in politica ci vuole umiltà, dote che manca a Biasotti».
Fu lei a invitarlo a candidarsi a presidente della Regione. Ora che consiglio gli darebbe?
«Biasotti fu scelto per la sua indipendenza, che ha reso più forte il suo confronto con il Governo e con Berlusconi e che quindi è servita anche alla Liguria. Ha dimostrato grandi capacità. Ora deve fare il sindaco».
Lui dice che proverebbe se, con la nuova legge elettorale, si modificasse lassetto degli attuali schieramenti.
«Io sono favorevole al partito unico».
In Regione cè già movimento, la lista Gente della Liguria di Giovanni Battista Pittaluga sembra catalizzare i moderati, dallUdc a ex di Forza Italia.
«A questo sono contrario: bisogna evitare le trasmigrazioni dei ruffiani. Chi ha beneficiato del sostegno di un partito non è giusto che poi, per dire, da liberale diventi comunista».
Senza fare nomi.
«Non voglio polemizzare con Pittaluga. Altro discorso è rendere più competitive le realtà interne dei partiti e discutere insieme le modalità con cui si prendono le decisioni. Forza Italia per esempio deve superare la fase delle nomine verticistiche e fare congressi locali».
Dica qualcosa di liberale.
«Ho sottoscritto i Pacs».
Come la sinistra.
«A sinistra vedo solo il faccione di Prodi a occultare le aspirazioni di Veltroni e Rutelli, e una coalizione che candida Clemente Mastella e Vladimir Luxuria, che non si sa chi dei due sarà attivo e passivo».
Questa non la scriviamo.
«La scriva, la scriva».
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