Roma - Il testamento biologico continua a suscitare polemiche trasversali. Le divisioni, già emerse sul caso drammatico di Eluana Englaro, tornano a dividere maggioranza e opposizione. Non c'è identità di vedute né all'interno del Pdl né in seno al Pd. Del resto attorno a un tema così delicato che attiene la coscienza sarebbe difficile immaginare il contrario. Al Senato, dunque, si cerca di limare il testo del ddl, cercando al contempo di prendere tempo. L'obiettivo è quello di raffreddare gli animi prima che la spinosa questione arrivi al voto di Palazzo Madama. L’arrivo in aula è stato fissato al 19 marzo.
Le modifiche al testo Il Popolo della libertà ha riformulato il ddl prevedendo che la legge garantisca "che in condizioni di morte prevista come imminente, il medico possa astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente o agli obiettivi di cura". È questo un passaggio-chiave di un emendamento che, depositato stamane in commissione Igiene e sanità del Senato dal relatore, Raffaele Calabrò (Pdl), riscrive i primi tre articoli del testo unificato elaborato dallo stesso Calabrò nel pieno del caso Englaro.
Cosa era previsto prima Il testo iniziale stabiliva che l’attività medica "non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente".
Cure palliative La maggioranza introduce nel ddl anche la previsione delle cure palliative. Un secondo emendamento elimina il ricorso al notaio per la stesura delle Dichiarazioni anticipate di trattamento e, riscrivendo l’articolo dieci del testo originale, stabilisce che il paziente che lo desidera ricorra al solo medico di base. L’opposizione ha tempo fino a stasera alle 20 per presentare eventuali subemendamenti. Il Pd terrà una riunione nel pomeriggio.
Si voterà a partire dal 24 marzo La conferenza dei capigruppo del Senato, riunita stamani, ha poi deciso che, dopo un paio di giorni per la discussione generale, si inizierà a votare il 24 marzo. Al disegno di legge del relatore Raffaele Calabrò (Pdl), intanto, è arrivato il primo via libera. La commissione Affari costituzionali ha approvato un parere favorevole che andrà poi rivisto dall’aula al momento di esprimersi sulle pregiudiziali di costituzionalità.
Il Pdl vota compatto Alla commissione Affari costituzionali hanno votato per il parere di maggioranza tutti i senatori del Pdl tranne uno. "Se non cambiamo questi punti, voterei contro anche il Aula", afferma Giuseppe Saro, amico personale di Beppino Englaro. L’altro incerto del Popolo della libertà, Lucio Malan, alla fine dà il suo voto. Se nei giorni scorsi era girata la voce che i due "dissidenti" avrebbero potuto essere sostituiti in commissione per evitare il rischio di incidenti, il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri oggi ribatte: "Prendendo atto del parere positivo della Commissione, non posso non rilevare la malafede di chi, sia nel mondo politico sia nell’informazione, aveva alimentato notizie false che tali si sono rivelate ancora una volta".Franceschini cerca la mediazione Nel Pd, intanto, il neosegretario Dario Franceschini prende per le corna le divisioni tra le varie anime del partito.
E, dopo i battibecchi dei giorni scorsi, in una riunione convocata a Largo del Nazzareno ha invitato Ignazio Marino e Dorina Bianchi a evitare di fare uscite sui giornali per ribadire le loro posizioni divergenti. E, dato che il Senato si è concesso un po' di tempo, li ha invitati a cercare una mediazione possibile che riavvicini le posizioni nel Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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