Bipiemme chiede altro tempo a Bankitalia

Il mercato ha votato la sfiducia a Bpm. Ieri il titolo di Piazza Meda ha lasciato sul terreno un altro 3,7% chiudendo a quota 1,26 euro dopo aver toccato il nuovo minimo dell’anno a 1,22. L’orientamento degli operatori è stato influenzato dalla possibilità che l’aumento di capitale fino a 1,2 miliardi possa in qualche modo essere rinviato.
Certamente il presidente Massimo Ponzellini e il direttore generale Enzo Chiesa nell’incontro di oggi pomeriggio a Roma con il vicedirettore generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola cercheranno di prendere un po’ di tempo. I manager presenteranno, infatti, un parere portato anche un parere tecnico predisposto dal consorzio di garanzia, capeggiato da Mediobanca, favorevole a un rinvio dell’aumento di qualche settimana (il cda sul tema è in agenda per il 13 settembre, l’ok Consob è atteso a breve) a causa delle condizioni di mercato estremamente difficili. Ma la pazienza di Via Nazionale ha un limite: il rafforzamento patrimoniale e la conseguente modifica della governance non si possono rimandare sine die.
E proprio sulle modifiche statutarie, secondo quanto si apprende da fonti interne, i ragionamenti cominciano ad assumere una forma più delineata rispetto al passato. L’adozione del sistema duale, che alcuni azionisti-dipendenti hanno cominciato a valutare, non si sposerebbe appieno con la natura cooperativa della Popolare di Milano. Consiglio di sorveglianza e consiglio di gestione finirebbero con l’assorbire molte prerogative dell’assemblea.
Ecco perché si starebbe pensando a nuove formule che consentirebbero a eventuali investitori di partecipare massicciamente all’aumento senza essere penalizzati dal sistema «una testa un voto». Si potrebbe prefigurare una sorta di «scissione» delle assemblee: una più «tradizionale» per i soci storici e l’altra più operativa e molto simile a quella delle società per azioni. Una tale ipotesi garantirebbe possibilità di manovra alla Sator di Matteo Arpe, gradita a Bankitalia e disponibile a sottoscrivere l’inoptato fino a 200 milioni, o ai soci francesi del Crédit Mutuel che da tempo hanno espresso l’intenzione di aumentare la propria quota (attualmente al 5%) . Non a caso nell’ultimo bilancio l’avviamento della quota in Bpm è stato azzerato.
In alternativa è ipotizzabile un cda «alla tedesca» con il sindacato direttamente rappresentato in consiglio e con un’apertura al tessuto economico e imprenditoriale milanese, finora assente.
In Bpm, tuttavia, esiste ed è finora maggioritario il partito dello status quo. Secondo quanto si apprende in ambienti interni alla banca, ci sarebbe stato negli ultii giorni un ricompattamento dei sindacati interni in vista del rinnovo del «parlamentino» dell’associazione «Amici della Bpm» che elegge la maggioranza dei consiglieri. La Fiba-Cisl della Popolare, dopo un’apertura nei confronti di Arpe della segreteria nazionale e della minoranza milanese, si starebbe riallineando all’asse Fabi/Uilca-Uil/Fisac-Cgil.


Musica per le orecchie del presidente Massimo Ponzellini che, con un solido appoggio interno e grazie a un network di conoscenze finanziarie e politiche, sta cercando di convincere i grandi fondi di investimento a partecipare all’aumento. Con un ulteriore aumento delle deleghe assembleari (ora a 5) anche la questione governance potrebbe essere superata senza grandi modifiche negli assetti gestionali.

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