«Bisogna distinguere i rom dai romeni»

Mircea Gheordunescu: «Le persone tendono a generalizzare e confondere i due popoli»

«Non tutti i romeni sono rom e non tutti i rom sono romeni». L’equazione romeni uguale rom è un «inganno». Parola di Mircea Gheordunescu, ex console generale della Romania in Italia. Distinzione di fondo che l’ex rappresentante diplomatico - è rimasto in carica fino a un mesetto fa - premette perché «la gente tende a generalizzare e a confondere troppo facilmente i due popoli».
Obiezione, la gente continua però ad avere paura e la tragedia familiare avvenuta nel campo di Muggiano non aiuta certo a stemperare quel sentire? Replica: «È necessaria la distinzione tra rom e romeni sapendo che chi non rispetta le leggi italiane non rispetta neppure quelle romene». Messaggio chiaro, che nei mattinali della Questura si traduce nel 18-19 per cento di reati commessi in città: reati che, annota Gheordunescu «nell’85-90 per cento dei casi sono firmati dai nomadi». Quelli che scorrendo le cronache di Palazzo Marino non hanno alcuna intenzione di integrarsi o che, addirittura, occupano anche casi popolari al Lorenteggio e al Giambellino tenendo in ostaggio interi stabili.
Situazione più che critica e che, precisa l’ex console, su Milano va di pari passo con «la presenza di 300mila romeni regolari». Come dire: «I milanesi ricordino questa distinzione, mentre dal Consolato abbiamo sempre offerto la disponibilità all’amministrazione comunale per risolvere i problemi causati dai rom». E per spazzare via definitivamente il campo da ogni equivoco, Gheordunescu, segnala che «più della metà dei muratori e dei manovali che hanno costruito la nuova Fiera di Rho-Pero sono romeni». Ma romeni sono pure, ammette, «tantissimi ragazzi che all’alba attendono in piazzale Lotto di essere assunti in nero e portati nei cantieri».
Amarezza di chi, ritornando in patria dopo l’esperienza consolare, avrebbe «gradito risolvere quel problema». Che si concretizza in un esercito di quasi diecimila nomadi: uomini e donne che abusivamente trasformano aree cittadine in favelas dell’illegalità. E che, ma questo l’ex console non può affermarlo, in passato hanno rifiutato ogni disponibilità del governo romeno per il rimpatrio: tutti o quasi hanno risposto picche al governo romeno che era disposto a fornire loro gratuitamente i documenti per il rimpatrio definitivo e, soprattutto, ad assicurargli un’assistenza minimale per il reinserimento in Romania.
«Segnale della collaborazione tra Romania e Italia» chiosa l’ex console: «Sa, l’Italia è sempre stato un Paese amico, con grandi affinità culturali. Una delle prime emigrazioni italiane, nella seconda metà dell’Ottocento, è stata verso la Romania. Io stesso sono nipote di un friulano con origini piemontesi e pugliesi». Ma questa è un’altra storia. Storia passata nella Milano costretta a convivere con l’emergenza rom.


E che reclama dal governo la nomina del prefetto Gian Valerio Lombardi a commissario, con poteri straordinari: «Governo che ancora una volta non risponde alle esigenze dei cittadini che vivono nella legalità e pretendono sicurezza», commenta l’assessore lombardo alla Sicurezza Massimo Ponzoni.

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