Linfiltrazione nelle imprese, i contatti con amministratori pubblici e lassenza di denunce da parte delle «vittime» di usura ed estorsioni. Sono questi gli elementi, tipici di aree del Sud dove dominano le mafie, su cui contava la cosca della Ndrangheta dei Valle, insediata tra Milano e Pavia, e che era riuscita ad allungare i suoi tentacoli fino agli affari legati allExpo del 2015. Nellinchiesta della Dda di Milano sono finite in carcere 15 persone e sequestrati centinaia di immobili. Unindagine che ha messo «nero su bianco», per la prima volta, dopo tanti allarmi, linteressamento della Ndrangheta per ciò che sta sorgendo e sorgerà attorno allExpo, zona nord di Milano. Di una «straordinaria operazione anti Ndrangheta a Milano, la prima mirata contro le infiltrazioni nellambito dellExpo», ha parlato il ministro dellInterno Roberto Maroni. In particolare, come si legge nellordinanza firmata dal gip Giuseppe Gennari, la cosca dei Valle, nellambito di un progetto di riqualificazione di unarea «in virtù del prossimo Expo», ha ottenuto licenze per aprire «un mini casinò», una discoteca e anche attività di ristorazione nel comune di Pero (Milano). Il tutto, scrive il giudice, grazie allinteressamento di un assessore comunale di Pero ora indagato. Per il pm Ilda Boccassini che ha coordinato lindagine il «pericolo di infiltrazioni mafiose nel business dellExpo cè».
Bisogna quindi individuare non solo «i buoni e i cattivi» ma «le zone grigie, che sono le più pericolose». Agli investigatori sono arrivati anche i complimenti del ministro della Giustizia Angelino Alfano: «Esprimo il mio plauso ai magistrati e alle forze dellordine per le operazioni a Reggio Calabria e Milano».Blitz anti Ndrangheta Maroni: «Difendiamo gli appalti dellExpo»
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