Blitz dei carabinieri, trovato il rifugio di Maria

«Ciao, chi siete voi?», ha chiesto la piccola ai militari

Monica Bottino

da Genova

L’hanno tolta dalle braccia delle nonne, lasciando le due donne in lacrime in mezzo alla strada con le valigie. In piena notte. Si è conclusa così la giornata più lunga per Maria, ritrovata ieri dai carabinieri in Val d’Aosta in un centro di vacanze. Quando li hanno visti entrare nella stanza, nei loro occhi si è spento il sole di una bellissima giornata di settembre. «Sì, siamo noi»: Maria Elena Dagnino e Maria Bordi, le due nonne in fuga con la piccola Maria, erano in vacanza a Château Verdun di Saint Oyen, un ex convento gestito dai padri agostiniani. E i carabinieri le hanno trovate lì, ieri dopo pranzo, tutte e tre nella camera dove stavano giocando al computer. «Ciao, chi siete voi?», ha detto Maria al tenente dei carabinieri di Arenzano accompagnato da una collega, in borghese. Il tenente Massimo Pittaluga, dopo essersi assicurato che le segnalazioni fossero veritiere si è fatto anticipare da un padre del convento e poi si è presentato alle due donne. «Cosa succede adesso, ce la portano via allora non la vediamo più?» gli hanno solo chiesto mantenendo la calma dettata dall’amore per la bimba. «Raccogliamo la nostra roba». Il tempo di salutare gli amichetti della vacanza e via, tutti e cinque diretti a Genova. «Ci siamo avvicinati a lei, le abbiamo detto che dovevamo andare via - racconta il colonnello Guido Di Vita, comandante territoriale dell’Arma della Valle d'Aosta -. Maria è salita serena sull’auto. Durante il tragitto abbiamo giocato con lei che si è trovata bene con noi, tant’è che quando ci siamo salutati mi ha dato un bacino. Io, prima di essere un carabiniere sono un uomo». Maria è stata portata in un centro di religiose e il tenente Pittaluga ha chiesto che la piccola almeno non venisse separata per la notte dalle nonne.
Ma a Maria non è stato concesso nemmeno questo. Le nonne son state lasciate in tarda serata per strada con le valigie, in periferia e da una cabina del telefono hanno chiamato i figli che le hanno recuperate. La piccola non ha potuto parlare con «mamma e papà» né incontrarli nemmeno per un attimo. I genitori disperati hanno chiesto un atto di umanità: «Non punite lei, punite noi. Vi preghiamo, abbiate pietà di lei, è una bambina che sta soffrendo da quando è nata», hanno detto fra le lacrime. A decidere il luogo dove Maria ha trascorso la notte è stato il giudice del tribunale dei minori che ha anche disposto che la piccola sia tenuta sotto controllo da due psicologhe che la conoscono da tempo e alla quale aveva confidato i terribili abusi subiti nell’orfanotrofio di Vilejka. Oggi si attende il pronunciamento della Corte d’appello che potrebbe anche rivedere la decisione del tribunale dei minori che rimandava Maria in patria.
Maria è stata ritrovata anche per «merito» della telefonata di un sacerdote, chiamata risultata determinante nella «caccia alla nonna» scatenata con un’iniziativa senza precedenti dei carabinieri: quella di divulgare le foto su tv e giornali. «Chi ha fatto quella telefonata dovrà rispondere alla propria coscienza e a Dio e vivere nei rimorsi» ha detto don Danilo, il coraggioso parroco di Cogoleto che per primo, insieme a tutta la comunità del paese ligure, ha difeso la piccola e che ieri sera ha organizzato una veglia di preghiera affinché le menti di chi deve decidere oggi siano illuminate. Senza le segnalazioni - molte anonime - i carabinieri non avrebbero trovato Maria così presto, visto che fino a ieri come ha precisato il colonnello Rosario Prestigiacomo, comandante provinciale dei carabinieri (che ha avvisato subito l’ambasciatore bielorusso del successo dell’Arma) «le ricerche erano ristrette a due regioni del Nord Ovest». La «legalità» è stata ripristinata. Ieri sera una bambina di dieci anni è stata strappata dagli unici affetti che aveva mai conosciuto e lasciata con estranei. Se la corte d’Appello ricalcherà le orme del tribunale dei minori la piccola sarà caricata contro la sua volontà su un aereo per Minsk dove verrà mandata in un centro psichiatrico, visto che per i bielorussi soffre solo di problemi di linguaggio. L’ambasciatore bielorusso Aleksej Skripko, congratulandosi con l’Arma, ha dichiarato che la bambina «verrà riportata subito in Bielorussia». Poi Diego Perugini, legale dell’ambasciatore, ha dichiarato che «comunque si attenderanno le decisioni della Corte d’appello».
Oggi sarà una nuova giornata decisiva per Maria. Una bambina descritta dai militari che l’hanno riaccompagnata a Genova ieri come una «bambina matura, molto sensibile e certamente non poco intelligente come l’hanno descritta». «Nonna dove siamo adesso? Che posto è?» chiedeva la bimba in macchina durante il viaggio.

Titanico lo sforzo delle nonne per non farla spaventare e per prepararla al distacco: «Dai piccola, stai tranquilla che ci vediamo presto, vieni qui, stringici forte che ti vogliamo tantissimo bene», è stato l’ultimo saluto delle nonne. Oggi ha vinto la «legalità» sulle lacrime di Maria. Una pagina che non avremmo voluto scrivere.

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