La scena è stata la stessa in 22 città: senza farsi annunciare dalle sirene, le pistole tenute nella fondina, gli agenti della Guardia di finanza e i tecnici dellAgenzia delle entrate hanno varcato ieri di buon mattino la soglia di 76 filiali italiane di banche svizzere e di uffici bancari collegati a intermediari elvetici o situati vicino a San Marino. Accesi i computer portatili, hanno poi cominciato a copiare su un dischetto nomi e cognomi dei clienti delle banche oggetto del controllo. Lobbiettivo? Accertare il rispetto degli obblighi di comunicazione dei dati da parte degli istituti allArchivio dei rapporti finanziari. Ovvero, il database con cui il fisco è in grado di controllare, con appena un clic del mouse, lesistenza di un deposito intestato a un contribuente sotto verifica.
Insomma, un blitz anti-evasione in piena regola che, per quanto silenzioso, ha subito fatto storcere il naso allAssociazione bancaria svizzera. «Gli italiani amano il melodramma», è sbottato un portavoce, che ha anche parlato di «perquisizioni discriminatorie». Più misurato il commento del ministro delle Finanze, Hans Rudolf Merz: «Queste banche operano in Italia e sono sotto la giurisdizione italiana. Non abbiamo nulla da dire in proposito». Il fatto è che i rapporti italo-elvetici sono diventati piuttosto ispidi dopo il varo dello scudo fiscale. La sanatoria ha toccato un tasto assai sensibile per la Confederazione: nei caveau elvetici sono infatti custoditi circa 150 miliardi di euro, la metà di quanto esportato illecitamente. Gli italiani, del resto, stanno approfittando del salvagente fiscale teso da Tremonti per rimettere le cose a posto. Lo scudo «va molto bene - ha spiegato il sottosegretario allEconomia, Luigi Casero -. I dati sono di un buon rientro di capitali dallestero».
La visita a sorpresa delle Fiamme gialle e degli 007 dellAgenzia delle entrate rappresenta una prima volta. Mai in passato era scattato una verifica sulle dichiarazioni degli intermediari. «Era ora - ha commentato il numero uno dellaccertamento dellAgenzia, Luigi Magistro -. Ma loperazione è anche la conferma che sul fronte dellevasione internazionale, che vede nellintermediazione finanziaria un momento importante, abbiamo la più decisa intenzione di agire con tutte le forme di controllo che possiamo utilizzare».
LArchivio dei rapporti finanziari è come un mega-cervellone, in grado di gestire oltre 950 milioni di rapporti ed oltre 90 milioni di soggetti con operazioni extra-conto. Numeri importanti, che derivano dallobbligo alla comunicazione imposto a 13mila operatori tra banche, imprese di investimento, società di gestione del risparmio, Poste e ogni altro intermediario finanziario. Nonostante la mole, il database funziona come un orologio: «Da quando è stato introdotto lo strumento delle indagini finanziarie telematiche, e cioè da settembre 2006 ad oggi - ha spiegato il generale Giuseppe Vicanolo, capo del III Reparto operazioni del comando generale della Guardia di finanza - le Fiamme gialle hanno eseguito circa 10mila verifiche con indagini finanziarie, pari all80% in più rispetto al triennio precedente».
Oltre alla Svizzera, anche San Marino è preoccupata del deflusso di capitali. Biagio Bossone, presidente di Banca centrale, aveva quantificato laltro ieri in 339 milioni luscita di denaro dalle banche sammarinesi per effetto dello scudo nel periodo fra il 16 settembre e il 15 ottobre. Il segretario di Stato per le Finanze e il bilancio dello Stato del Titano, Gabriele Gatti riconosce che «i numeri sono relativamente modesti», ma che «diventano rilevanti se vengono ricondotti a una piccola realtà qual è quella sammarinese».
La strategia del blitz è comunque destinata a proseguire: «Ulteriori campagne di controlli - ha anticipato lAgenzia delle entrate - verranno successivamente sviluppate nei confronti di altre categorie di operatori finanziari».
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