Sarà arrivata anche con un giorno di ritardo sul calendario ma Franco e suo figlio una festa del papà così non lavevano mai vissuta. Sognata sì, forse. Ma quei sogni venivano sempre cancellati dalle carte bollate, dalle scelte di qualche magistrato. Venerdì invece, alle 14.30, quando è suonata la campanella alla scuola elementare Barrili di piazza Palermo, Claudio è scattato fuori come una saetta quando ha visto che nel piazzale, ad aspettarlo, cera il suo papà. Luomo al quale circa quattro mesi fa era stato strappato in lacrime, nel cuore della notte, mentre già dormiva nel suo lettino, dalla polizia in divisa che, pur imbarazzata e per nulla convinta, era stata chiamata a eseguire la sentenza di un giudice dei minori. Quattro mesi cancellati alla serenità di un bambino e del suo papà. Quattro mesi del prezioso tempo del tribunale che lamenta sempre lenorme carico di lavoro cui è sottoposto.
La storia di Claudio è propria una di quelle che occupano tanto tempo del tribunale per i minori di Genova. Ma è anche una di quelle che si sarebbe potuta esaurire molto prima. Iniziata con una «normale» separazione, era andata degenerando quando un magistrato ha affidato il bambino alla madre. La donna ha portato il piccolo, sei anni, via da San Lorenzo al Mare, provincia di Imperia, per farlo vivere con sé a Genova. Il padre aveva affittato per loro un bellappartamento alla Foce, lo aveva arredato al meglio e pagava le spese. Ma la donna ha iniziato a cambiare ripetutamente compagni, con extracomunitari senza fissa dimora, si è venduta tutto il mobilio, ha lasciato lappartamento, ha iniziato a girovagare da un rifugio di fortuna allaltro senza più avere un recapito. Claudio sempre con lei. Fino a quando la mamma è stata massacrata di botte da uno dei suoi compagni, è finita allospedale e, durante il ricovero, ha chiesto allex marito, imprenditore benestante di Imperia, di prendersi cura del figlio. Claudio è rinato, ha passato lestate al suo mare, con i suoi amici, a settembre ha iniziato a frequentare la scuola. Ma uscita dallospedale e dopo qualche tempo, la mamma lo ha preteso indietro e un magistrato ha ordinato limmediata riconsegna del bambino. Come fosse un pacco. Tanto che lordinanza è stata eseguita a mezzanotte nella villa del padre dove il bimbo già dormiva. A nulla sono valse almeno le richieste di aspettare il mattino successivo.
Da lì è iniziata una nuova battaglia legale. Franco si è rivolto allavvocato Gian Paolo Vincenti Mattioli che ha attaccato frontalmente la giudice dei minori. Uno scontro diretto, fatto anche di pesanti accuse di incapacità, a fronte di una realtà paradossale. Nel ricorso al collegio di giudici del tribunale, per fare in modo che non fosse più un solo magistrato a decidere, si fa riferimento al «sacro fuoco, materno sì ma giuridico no» che avrebbe spinto il giudice ad affidare comunque il bimbo alla madre. La precedente scelta della magistrato è stato più volte definito «aberrante provvedimento». Lavvocato è arrivato a richiedere la ricusazione del giudice. «Era una battaglia di principio - spiega Vincenti Mattioli - Era giusto farla anche per tutti gli altri casi, per tutte quelle persone che hanno paura a mettersi contro un magistrato anche quando sbaglia in maniera tanto clamorosa. Si può ottenere giustizia, si deve chiedere giustizia. Con coraggio. Purtroppo anche molti colleghi si sono stupiti della vittoria che abbiamo ottenuto: questo significa che non è facile, ma che non per questo bisogna arrendersi. Quando ci sono minori di mezzo soprattutto».
Franco ha così vinto la sua battaglia. Spiega orgoglioso lavvocato: «Il collegio, che comprendeva la stessa giudice che aveva emesso la prima ordinanza, ha spinto la stessa a ribaltare la sua posizione e a restituire il bimbo che, durante gli incontri con i periti ha ripetuto quello che ha sempre detto, ma che non è mai stato preso in considerazione». Lui voleva tornare con il papà. Da venerdì, dopo la festicciola di saluto che gli hanno riservato i bimbi della Barrili, è tornato a casa. Ieri giocava già a pallone e con la sua Ferrari in miniatura. «Ringrazio il presidente del collegio Mazzagalanti - ci tiene a ribadire il signor Franco - Si è dimostrato una persona per bene. Ha saputo capire il cuore del bambino». A volte la giustizia sa riparare ai propri errori. E pazienza se per farlo deve perdere un po di tempo in più.
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