Blitz nella banca dei clandestini Trovati conti per 200 milioni

MilanoCome è possibile che dal vulcano multietnico di via Padova, dalla sarabanda di negozietti e di dittarelle pigiati nella prima periferia milanese, partano centinaia di milioni in direzione di un solo paese a ridosso del terzo mondo? È questo l’interrogativo che da ieri si pongono gli investigatori della Guardia di finanza dopo la retata che li ha portati - sotto la protezione in assetto da combattimento dei baschi verdi, perchè non si sa mai - a scoperchiare la banca clandestina della comunità cingalese, il network finanziario che aveva nel suo cuore nella zona oltre piazzale Loreto dove il 12 febbraio scorso scoppiò la rivolta degli immigrati arabi contro quelli sudamericani.
Da allora, la strategia dell’attenzione su quanto di lecito e illecito accade nel «laboratorio sociale» di via Padova non si è mai abbassata. Il sindaco Letizia Moratti è stata attaccata dalle sinistre per avere varato una serie di provvedimenti finalizzati a rafforzare la sicurezza nella zona, e accusati di voler imporre una sorta di coprifuoco. E ora arriva la operazione della Gdf: realizzata, e questo è significativo, dal nucleo speciale di polizia valutaria, il reparto hi tech che si occupa in genere di grandi crimini finanziari. E che adesso ha preso di mira il mondo della finanza sommersa nel quartiere più critico (almeno nella vulgata mediatica) delle banlieue milanesi.
Nel bersaglio non sono finite le comunità protagoniste delle violenze di due mesi fa: gli arabi in via Padova gestiscono quasi solo affari illeciti, i sudamericani lavorano ma nel tempo libero più che di flussi finanziari si occupano di ingollare birra e fare a bottigliate tra gang. A rastrellare risorse economiche e a finire nell’operazione delle fiamme gialle sono invece gli esponenti della etnia più silenziosa ed operosa di questa Babele metropolitana: i cingalesi, le migliaia di immigrati provenienti dallo Sri Lanka che a Milano costituiscono una comunità compatta e quasi impenetrabile, a partire dai caratteri incomprensibili del loro alfabeto.
I cingalesi sono una comunità considerata in genere a modico tasso di devianza. Fanno i collaboratori domestici, lavorano nelle imprese di pulizie, hanno piccoli negozi. Le uniche preoccupazioni fornite finora alle forze di polizia erano legate alla presenza di una percentuale consistente di estremisti tamil. Che producano reddito da inviare in patria è normale. Ma le dimensioni e le modalità di questo flusso hanno lasciato sorpresi gli stessi investigatori.
Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Gaetano Ruta hanno permesso di accertare che dietro molti dei negozietti tra via Padova e la stazione Centrale agivano i collettori di attività clandestine di money transfer, che dietro il paravento di quattro circoli culturali gestivano i conti di transito con modalità tali da rendere quasi impossibili i controlli. Punto d’approdo del circuito internazionale seguito per far perdere le tracce del liquido, un conto a Singapore da cui poi il denaro spiccava l’ultimo volo con destinazione Ceylon.

Solo nel corso nell’ultimo anno sono passati nel circuito 30 milioni, ieri sono stati sequestrai 41 conti correnti su uno dei quali c’erano più di 250mila euro, e spiccati ventuno avvisi di garanzia per attività finanziaria non autorizzata. In casa di Fernando, titolare di uno dei punti di raccolta, sono stati sequestrati 27mila euro in contanti, in quattro valute diverse.

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