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Bloomberg «abbatte» il crimine a New York

Gaia Cesare

A precederlo, diventando protagonista di una lotta drastica e brutale contro la criminalità, era stato Rudolph Giuliani. Da quando l'ex sindaco di New York è entrato nella storia per il coraggio e l'intraprendenza mostrati dopo l'11 settembre, lo scettro di paladino della sicurezza della Grande Mela è passato - e non certo per diritto - al suo successore, Michael Bloomberg. Così dicono le cifre elaborate dall'Fbi (e diffuse dal New York Times), secondo cui il tasso di criminalità nella Grande Mela è diminuito di ben il 20% dal 2001. Tanto che il sindaco repubblicano (boss dell'informazione economica) ha proclamato New York «città più sicura degli Stati Uniti d'America».
Le recenti polemiche sull'allarme terrorismo diffuso a New York - per le quali Bloomberg è stato accusato di avere immotivatamente seminato il panico tra la popolazione - non cambiano la sostanza dei dati: nel 1993, l'anno prima che Giuliani diventasse sindaco, gli omicidi avevano raggiunto quota 1.946. Con Giuliani quel numero venne più che dimezzato, raggiungendo nel 2001 quota 714. Fino al sorprendente dato dello scorso anno: 572 omicidi durante la gestione Bloomberg. Nessuno avrebbe mai immaginato che il nuovo sindaco di New York avrebbe fatto meglio del suo predecessore, noto per la politica della «tolleranza zero». Ma Bloomberg c'è riuscito. E lo ha fatto nonostante molti degli uomini e del denaro a disposizione siano stati dirottati sul fronte della lotta al terrorismo (il budget è passato da 3.7 miliardi di dollari a 3.58 mentre oltre tremila ufficiali di polizia sono stati mobilitati sul fronte attentati). Ora la strada verso il secondo mandato e verso il record di sedici anni di era repubblicana (nella città «liberal» per eccellenza) sembra spianata per il sindaco passato - a pochi mesi dalla sua prima candidatura - dalle file democratiche a quelle repubblicane. E le chance dell'avversario, Fernando Ferrer, l'ex presidente della circoscrizione del Bronx di origine portoricane, appaiono sempre più esigue. Prova ne è l'ultimo sondaggio pubblicato dal Marine college institute of public opinion: Bloomberg si trova 27 punti percentuali più avanti del suo rivale politico.
La sua ricetta è racchiusa in due formule: «Operation Impact» e «Operation Spotlight», evoluzioni delle strategie adottate dal suo predecessore, ma firmate ora da Raymond W. Kelly, ex membro della Cia richiamato - dopo un'esperienza raccolta tra il 1992 e il 1994 - a rivestire il ruolo di capo della polizia di New York. Le conoscenze nel campo della tecnologia accumulate dal «marchio» Bloomberg hanno fatto la differenza: le telefonate relative a casi di violenza domestica vengono inviate per via digitale ai magistrati. La creazione di un «centro del crimine in tempi reali» e gli esami del Dna hanno permesso inoltre agli investigatori di ottenere immediate informazioni su presunti sospetti.
A differenza del suo predecessore Bloomberg è riuscito anche a placare le tensioni razziali. Nel gennaio 2004, dopo l'uccisione di un giovane di colore, colpito per errore da un poliziotto durante una perlustrazione, Bloomberg in persona si recò dai familiari della vittima.

Un gesto che ha colpito la minoranza nera tanto che il 53% degli elettori di colore - ha rivelato un sondaggio della Quinnipiac University - approva la linea adottata dal Dipartimento di polizia contro il 29% registrato nel maggio 2001.

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