Bmw, ecologia e potenza a nozze

La partecipazione al Campionato mondiale di Formula 1 richiede alle case automobilistiche investimenti enormi, sia per la pura gestione, sia, in misura maggiore, per la ricerca e lo sviluppo.
Non ci sono premi, sponsorizzazioni e ritorno di immagine (quando si vince) che possano giustificarli a meno di non integrare la ricerca dedicata alle monoposto con quella dei modelli di serie, e non soltanto quelli ad altissime prestazioni. È il pre-requisito che sta alla base del ritorno alle competizioni della Bmw nel 2000 in vista della realizzazione di sempre più vaste e numerose sinergie fra la Divisione Motorsport e il Bmw Sauber Team di F1, entrambi diretti da Mario Theissen. Materiali, elettronica, processi costruttivi, tooling: tutto rientra nei programmi comuni svolti nel Centro di ricerca e innovazione, il Fiz di Bmw a Monaco. Le problematiche di competizione e strada stanno, del resto, diventando sempre più simili, come affidabilità e durata, per esempio, requisiti indispensabili per le vetture di serie che rappresentano oggi un passaggio fondamentale e ineludibile anche per le monoposto di F1.
Parallelamente, le sfide estreme e i ritmi vorticosi imposti dallo sviluppo delle auto da gara rappresentano uno stimolante banco di prova per i tecnici responsabili dei modelli stradali. Nella fabbrica di Landshut, per esempio, vengono fusi basamenti e testate sia per i motori delle Bmw da gara sia per quelli delle Bmw della Serie M, propulsori in entrambi i casi sottoposti ad elevati regimi di rotazione, come nel caso del V8, 4 litri, della M3 che eroga la potenza massima di 420 cv a 8.300 giri/minuto. Sempre a Landshut, da dove ogni anno escono 1,8 milioni di componenti destinati ai centri di produzione Bmw nel mondo, vengono realizzate parti in materiali speciali che derivano dalla progettazione sportiva, come il Cfrp, plastica rinforzata con fibra di carbonio, con il quale viene costruito il tetto della M3, una soluzione che contribuisce alla riduzione del peso e ad abbassare il centro di gravità dell’auto, accentuandone il comportamento sportivo.
Anche in Formula 1, poi, dal prossimo anno troverà larga applicazione la tecnologia ibrida, settore nel quale la casa di Monaco è all’avanguardia con il programma «EfficientDynamics» che ha già improntato la produzione di oltre un milione di auto di serie. Si chiama Kers (Kinetic energy recovery system) il sistema che il team Bmw Sauber sta sviluppando per rigenerare l’energia frenante, il risultato più avanzato di una progettazione che ha già portato al montaggio di dispositivi analoghi sui modelli di serie che permettono a Bmw di contare oggi sulla gamma di auto premium meno inquinanti a livello globale. Lo scambio di tecnologie e di know-how tra due ambienti apparentemente così lontani come la Formula 1 e la produzione di serie, è possibile per un costruttore come Bmw che è riuscito ad abbattere le emissioni nocive anche delle sue vetture più potenti senza penalizzare le prestazioni e, in alcuni casi, come per il propulsore della 123d, ad aumentarle.

È un imperativo che verrà rispettato anche con la tecnologia ActivHybrid che farà il suo debutto il prossimo anno su un modello di punta come la nuovissima Bmw X6, un Sav Coupé dalle prestazioni di vertice sul quale non sono ammessi compromessi.

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