Politica

Bnl, la Margherita richiama i Ds all’ordine

Svelate anche le preoccupazioni del leader del Botteghino per le reazioni di Prodi

Luca Telese

da Roma

La finanza divide l’Ulivo. E ieri, al termine di una settimana di rapporti avvelenati da inchieste e intercettazioni, Europa, quotidiano della Margherita, attacca i Ds, prendendo posizione contro le scalate e chi le sostiene e criticando il Botteghino: «L'opinione pubblica si aspetta di più, con comportamenti più netti rispetto, ad esempio, a Rai e Unipol». Di più: «Gli appuntamenti più immediati - si avverte - saranno l'atteggiamento politico-parlamentare dell’Unione sulla grave crisi di Bankitalia e sulla scalata al Corriere della Sera».Un editoriale che fa infuriare i prodiani. «Ci vuole coraggio - dice Franco Monaco - a sostenere che si riapre la questione morale». Ovviamente bisogna fare il riassunto delle puntate precedenti, e capire perché la Quercia sia nel mirino dei fratelli-coltelli rutelliani, proprio nel giorno in cui il Corriere rivela che nell’inchiesta Unipol sono finite le intercettazioni del suo segretario e riferimenti a Romano Prodi, lo Sdi (che nega) e Follini (che nega). Giovanni Consorte, amministratore dell’Unipol riferisce a un suo interlocutore: «Ho chiamato Fassino e gli ho detto che Abete è andato da Prodi. Fassino mi ha consigliato di sentirlo per tranquillizzarlo». Consorte aggiunge: «Se Prodi vuole delle spiegazioni gliele darò».
Quanto a Fassino, che sia gaffeur è noto, ma ieri il segretario dei Ds ha aggiunto all’imperizia la sfortuna: e così, nel giorno in cui il quotidiano di via Solferino, pubblicava una paginata sulle intercettazioni che lo riguardavano con perfido esprit de finesse «mielista» (non una foto, un titolo, un sommario con il suo cognome, ma tutto l’articolo centrato su di lui), «grissino di ferro» si esercitava in un’intervista alla Repubblica per proclamare la sua anglosassone distanza dall’Unipol: il contrasto fra intercettazioni e affermazioni toccava vette di comicità involontaria. Ad esempio quando il Fassino della Repubblica (chiamiamolo «due», per semplificare) affermava rigoroso: «Non c’è nessuna confusione di interessi, fra noi e l’Unipol. I Ds sono un partito. L’Unipol un’azienda e ciascuno fa la sua strada». Meraviglioso: se non altro perché - invece - sul Corriere nelle intercettazioni, Fassino «uno» sembrava il telefono amico delle Coop. Fassino «due», a La Repubblica: «Difendo il diritto di Unipol a perseguire le sue scelte di impresa, riconosco analoghi diritti a ogni imprenditore». Fassino «uno», invece, viene tempestato di chiamate da Consorte nel momento decisivo dell’Opa (7 luglio), quando pare che stiano per prevalere «gli altri». Consorte chiama il leader della Quercia alle 15, il leader ds è impegnato con degli «stranieri»; richiama alle 18 e alle 19.48 è Consorte a ricercarlo, dettando alla segretaria un imperioso: «Chiamatemi Fassino».
Il contenuto delle chiamate del segretario ds per ora (?) è secretato. Ma anche se le telefonate restano schermate, dopo ogni colloquio è lo stesso Consorte a divulgare i contenuti parlando con altri. Fra l’altro Fassino «uno» conferma la sua memoria corta quando cerca di sbianchettare le recentissime aperture di credito a Stefano Ricucci: «Mai detto che l’attività degli immobiliaristi ha lo stesso valore di quella industriale». No? Infatti era Fassino «due» ad affermare: «Oggi dobbiamo superare le vecchie gerarchie dell'industrialismo. È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia, quanto operare nel settore finanziario o immobiliare» (Il Sole-24 ore, 7 luglio 2005). E poi, se non fosse chiaro, aggiungeva, parlando di Ricucci: «Qualsiasi imprenditore può aspirare a essere azionista di un grande giornale, però deve esplicitamente dichiarare il rispetto e la netta distinzione tra la proprietà di un giornale e l'assoluta indipendenza della direzione» (ibidem, 7 luglio 2005). Ora il terrore corre sul filo. Anzi, sul tabulato.

È di nuovo guerra fra Ds e Margherita.

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