Roma - Epurati o integrati? Italo Bocchino sembra aver risolto il dilemma in modo ottimale: dimissionario dal ruolo di vicepresidente vicario del Pdl alla Camera, in ossequio alla schiena dritta finiana, ma perfettamente in regola con l’incasso trimestrale del generoso bonus per la funzione che da due mesi non ricopre più. L’esatta cifra del privilegio mantenuto? Il conto è impresa ardua, perché il dato si nasconde nelle nebbie della tesoreria del gruppo Pdl a Montecitorio (nebbiosa, del resto, come tutte le altre segrete stanze dei gruppi parlamentari, benché pagati con pubblici denari che forse meriterebbero una qualche pubblicità), gelosamente custodito dalla tesoriera Chiara Moroni, blindatissima quando le si chiede qualche informazione sugli spostamenti di fondi dentro al gruppo. Ma un’approssimazione, quella sì. E allora proviamo.
Autorevoli fonti pidielline raccontano che i contributi al gruppo della Camera vengono suddivisi secondo precise logiche, sulla base delle responsabilità assunte ma anche del singolo caso personale, e che al capogruppo spetta un consistente surplus rispetto all’indennità di deputato, ai vicepresidenti anche, ma più modesto (modesto per loro...), circa 2mila euro lordi in più al mese (tra i 20 e i 25mila euro all’anno). E al vicepresidente vicario? Una bella cifra, a quanto pare, che nel caso di Italo Bocchino dovrebbe attestarsi attorno ai 100mila euro annui (ripetiamo: in più rispetto alla paga base). Bonus in euro a cui il finiano avrebbe dovuto rinunciare, dopo le fragorose dimissioni di fine aprile, ma che a quanto risulta viene ancora accreditato all’onorevole, trimestralmente.
Al vicepresidente vicario spetta anche una segreteria particolare, con sei collaboratori, e anche questi - raccontano i rumors interni - risultano ancora alle dipendenze di Bocchino, come se fosse ancora vicario, anche se non lo è più. Sulla disponibilità di un’auto di servizio, grazie alla funzione ricoperta nel gruppo, è girata invece una bufala già smentita dall’ufficio stampa del partito alla Camera: Bocchino «non utilizza più autovetture di servizio rese disponibili dal partito» (nota da cui, en passant, si evince che il gruppo rende disponibili auto di servizio), essendo sotto tutela delle forze dell’ordine e viaggiando dunque su auto di sicurezza. Si chiacchierava anche di carte di credito concesse ai responsabili del gruppo, ma anche questa voce sembra del tutto infondata.
Quanto invece ai benefit suddetti, come il «premio» economico per l’attività di vicario e la segreteria potenziata, per Bocchino si è probabilmente trattato - se la tesoreria del gruppo Pdl confermerà le autorevoli fonti pidielline - di una sorta di buonuscita per mantenere rapporti di sana collaborazione, o almeno di buon vicinato, con l’ala maggioritaria dei berlusconiani. Si racconta di un incontro con il capogruppo Fabrizio Cicchitto, all’indomani delle dimissioni («epurazione», denunciò invece Bocchino), da cui l’ex vicario sarebbe uscito rassicurato e rinfrancato, anche per la concessione sulla parte economica del suo status di «notabile» del Pdl, cofondato dai finiani che da qualche tempo, però, sono in collisione con la linea ufficiale del partito. Una situazione ambigua, come ambigua è dopo tutto la posizione dei finiani dentro al partito, dissidenti per spirito di fedeltà al mandato elettorale, sempre pronti a porre condizioni, leali tuttavia, almeno fino a prova contraria.
Qualcuno li ha dipinti come ex destrorsi fatalmente affascinati dal gauchismo (l’avvistamento di Bocchino a Capalbio nel week end, segnalato da Dagospia, rientrerà in questa trasformazione?), ma per il momento restano cofondatori, e sono trattati come tali. Anche dall’ufficio economato del Pdl.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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