Bocchino minacciato e pedinato: «Temo i servizi segreti deviati»

Non è certo la polemica tra finiani e berlusconiani interna al Pdl il cruccio principale di Italo Bocchino (nella foto) in questi giorni. Il deputato del Pdl, oggetto di minacce negli ultimi tempi, si era rivolto alla Procura di Reggio Calabria dopo aver ricevuto messaggi sulle sue utenze private inviati proprio da cabine telefoniche reggine. Per indagare a fondo, gli inquirenti avevano avanzato richiesta di utilizzo dei tabulati telefonici alla giunta per le Autorizzazioni della Camera. Richiesta alla quale ieri l’Aula ha dato parere favorevole quasi all’unanimità.
Oltre alla visura delle sue telefonate private, le indagini sulle minacce ad Italo Bocchino sono finite anche al Copasir, il Comitato per la sicurezza nazionale che ieri ha ascoltato in udienza lo stesso deputato Pdl. Il quale ha puntato il dito contro alcuni agenti dell’Aise: «Esistono elementi che possono far pensare che all’interno dei servizi segreti ci sia qualcuno che, anziché lavorare per compiti di Istituto, sconfina in un’attività di controllo di soggetti istituzionali». L’ipotesi di una squadra di 007 pedinatori di politici, però, dopo essere stata smentita prima dall’ammiraglio Branciforte che guidava l’Aise, è stata negata anche dal Dipartimento Informazioni per la Sicurezza, diretto dal prefetto De Gennaro.

Il quale, dopo aver smentito pedinamenti nei confronti del ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha rimandato al mittente le accuse di Bocchino: «Dopo aver denunciato l’assoluta infondatezza di queste ricostruzioni - ha spiegato -, ho assicurato che adotterò ogni misura per punire eventuali singoli comportamenti lesivi». Lapidario il commento di Bocchino: «Io ho risposto alle domande, sarà il Copasir a valutare se è opportuno approfondire la questione».

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