Boccio la Red Bull e promuovo la Pirelli

Come dice il capo della Rossa in pista, Stefano Domenicali, «ci sono un pilota e una macchina che sono praticamente intoccabili e poi quattro piloti che si danno battaglia sul filo dei centesimi». Aggiungiamo noi: e che si danno battaglia sul filo dei rischi, delle curve prese al pelo, perfino degli isterismi automobilistici, a giudicare dall’impazienza di Hamilton, a inizio Q3 (quasi se la sentisse che poi non avrebbe fatto il secondo tentativo per un problema di rifornimento), che pur di passare Massa nel giro di lancio sembrava un pendolare nevrotico in ritardo sulla tangenziale. Come dice il capo della Ferrari e come soprattutto sottolinea la lista dei crono a fine qualifiche, Vettel è il solito marziano, Webber prova a imitarlo con minor successo e il resto del mondo dista oltre quattro decimi dal tedesco nonostante le piste lente non occhieggino alle Red Bull. Quanto ad Alonso e al Cavallino non distano mica tanto dalla prima delle McLaren, quella di Button, terzo: sono a poco più di mezzo decimo, un nulla che come tutti i nulla può farti gioire in terza posizione o rammaricare in quinta. E in Ferrari ci si rammarica un filo ma non ci si lamenta «perché Fernando è andato molto vicino addirittura ad avere un posto in prima fila ma siamo anche perfettamente consapevoli che bisogna accettare la realtà delle cose, senza piangersi troppo addosso» precisa Domenicali che su Felipe non ha dubbi: «ha fatto il suo dovere, venendo fuori da un paio di momenti complicati».
E ora la gara. Seb Vettel, all’undicesima pole dell’anno (tutte e quattordici sono copyright Red Bull, ndr), la numero 26 in carriera, Seb oggi potrebbe laurearsi per la seconda volta consecutiva campione del mondo. Sarebbe cosa bella e grande per lui ovviamente, e sarebbe cosa molto sentita anche in casa Alonso visto che l’ultimo a riuscire nell’uno-due fu proprio lo spagnolo. Per ottenere il titolo, al tedeschino servono 13 punti sul ferrarista e 8 su Button. Per dire: se dovesse vincere con Webber e Button che non vanno oltre il terzo posto o Alonso quarto o peggio, ecco che sarebbe campione. Insomma, si vedrà. A cominciare dal via, visto quanto bene ci ha abituato a Monza Fernando e visto che il direttore tecnico della Rossa, Pat Fry, sul tema non si nasconde: «Se guardiamo il distacco dalla pole, possiamo dire che, tornati su un tracciato ad alto carico aerodinamico e alle mescole Pirelli più morbide (soft e supersoft, ndr), si è ristabilita una situazione che avevamo già visto ad esempio in Germania e in Ungheria mentre a Spa e a Monza avevamo sofferto molto di più. Importante sarà la partenza, dove abbiamo fatto piuttosto bene negli ultimi tempi: cercheremo quindi di ripeterci per guadagnare qualche posizione».
E l’uomo a cui il Cavallino affida la suddetta impresa che dice? «Dico che sono contento perché credo sia stato forse il mio miglior giro in Q3 di tutto l’anno. Ho dato il 120%, prendendo dei rischi in certe curve. D’altra parte solo così potevo sperare di lottare per le prime posizioni. La verità è che se avessi fatto un giro normale sarei finito nella stessa posizione ma a mezzo secondo dalle due McLaren, non a meno di un decimo. Certo, davanti ad Hamilton e Button sarebbe stato meglio, ma è andata così... è inutile stare a dire che siamo stati sfortunati. Tanto più che il podio è alla portata».
Già, il podio. Impedirebbe a un probabilmente vittorioso Vettel di festeggiare il titolo.

Per cui, forse, oggi, saranno in molti a tifare Ferrari e a sognare una partenza come quella vista a Monza. Nel budello serale dello storico porto orientale potrebbe voler dire non solo podio. Tanto più che sulle piste ad alto carico aerodinamico, la Rossa sa coccolare le gomme.

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