nostro inviato a Verona
In fondo chi ha davvero successo può scegliere quale strada imboccare: Andrea Bocelli non ha avuto dubbi. «La solidarietà è sostanzialmente gioia di condividere, fare qualcosa di buono per gli altri penso sia un desiderio naturale», spiega poco prima di salire sul palco dell'Arena di Verona. È «La Notte di Andrea Bocelli», uno show che stasera andrà in onda su Raiuno in prima serata e che ieri sera ha incantato i tredicimila del pubblico.
A presentare, Milly Carlucci. Ad affascinare i flash alcune superstar come Catherine Deneuve (per lei il tempo non passa), Richard Gere (in formissima anche biancocrinito) e il leggendario Morgan Freeman, oltre a Valeria Golino, Luisa Ranieri, Michele Placido, Flavio Insinna, Javier Zanetti e Tony Renis. Il tutto per uno show interamente legato alla lirica, visto che sul palco è arrivato il Bocelli più autentico, quello che da decenni studia, respira, vive, sogna il repertorio classico. E che stavolta, come da cinque anni, ha interpretato per fare ciò che ogni personaggio ricco e famoso dovrebbe fare, ossia aiutare chi non è altrettanto fortunato. «Essere filantropi, prendersi cura delle persone (e far così la differenza nella storia degli altri) non vuol dire soltanto essere generosi e non è un dovere morale: è un atto di intelligenza. Se potessimo realizzare davvero quella rivoluzione interiore che auspicava Tiziano Terzani, arriverebbe la soluzione ai problemi del mondo», dice senza alcuna maschera fasulla.
Sembra retorico, ma il nostro tenore più famoso nel mondo è forse uno degli uomini più attivi nel fare beneficenza, nel dare aiuto concreto a chi ne ha bisogno e, soprattutto, nel farlo davvero. Dopo aver ricostruito a tempo record la scuola «Giacomo Leopardi» di Sarnano, in provincia di Macerata, demolita dal terremoto del 2016 e ripristinata in 150 giorni (è vero!), la «Andrea Bocelli Foundation», che già gestisce cinque scuole nella Haiti devastata da un altro cataclisma, si è concentrata sul cratere del secondo sciame sismico, ossia sul comune di Muccia, dove tuttora il 95 per cento delle abitazioni è inagibile. L'obiettivo è consegnare «chiavi in mano» la scuola primaria «De Amicis». Volendo, si può donare fino all'11 settembre attraverso il numero solidale 45580.
Per aiutare questa gigantesca e trasparente raccolta fondi, ieri sera oltre 400 artisti, l'Orchestra e il Coro dell'Arena hanno portato in scena alcune arie immortali come il «Nessun dorma» dalla Turandot, il «Va pensiero» da Nabucco, «La donna è mobile» dal Rigoletto, «Che gelida manina» dalla Bohème, «Te Deum» da Tosca e «Libiamo» dalla Traviata. Il tutto con artisti come Aida Garifullina, la soprano russa che ha aperto anche gli ultimi Mondiali di calcio, il ballerino Sergei Polunin e il baritono italiano Leo Nucci. Uno spettacolo da brividi. Per i «loggionisti», ossia per i talebani che ritengono l'opera classica una zona asettica e lontana dalle istanze reali, forse è lesa maestà. Ma per i tredicimila che (a pagamento) hanno riempito in ogni posto l'Arena di Verona è stato uno spettacolo puro, oltretutto benedetto da un tempo clemente e non piovoso come spesso accade da queste parti.
Sugli spalti, pensate un po', c'erano persino Smokey Robinson, uno dei re del rhythm'n'blues che influenzò John Lennon e che Bob Dylan definì «il più grande poeta vivente d'America», oltre al super produttore David Foster, a Reba McIntire (regina del country americano) e Brian McKnight, cioè un musicista che ha avuto la bellezza di sedici nomination ai Grammy Awards. In sostanza, ieri sera (e stasera su Raiuno) è andato in onda uno show molto americano nell'allestimento, ma profondamente italiano nell'obiettivo. Uno spettacolo artistico al servizio della collettività, come è da sempre l'obiettivo della «Celebrity Fight Night» coniugata da Bocelli e dalla sua inarrestabile moglie Veronica alla realtà di casa nostra. Perciò l'atmosfera dentro e fuori l'Arena era già dal primo pomeriggio quella dell'evento vero e proprio. E la tensione degli interpreti si respirava fin dalla sera precedente, visto che Bocelli e i musicisti avevano provato fino a tarda notte.
In fondo, per un tenore andare in scena è come presentarsi ogni volta di fronte a una giuria implacabile. E per lui, talvolta zavorrato dai pregiudizi delle critica, è sempre la sfida delle sfide. «Continuo ad amare la lirica con tutto me stesso, cercando di onorarla al meglio delle mie possibilità. Forse in questa stagione della vita avverto, più intenso, il desiderio di lasciare nel repertorio lirico una traccia sensibile della mia voce», ha confessato dietro le quinte.
Prima di aggiungere: «L'Italia ha la dolce responsabilità di essere la patria del paradiso della musica, che è un patrimonio dell'intera umanità. Possiamo divulgarla e insegnarla meglio. E anche con questo concerto spero di aiutare a rilanciare il tesoro inestimabile della nostra lirica». Giù il cappello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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