Bod e la notte delle streghe viventi Farsi una passeggiata in un cimitero non è certo il massimo dell’allegria. Ma può essere un’esperienza molto istruttiva. Soprattutto se s’incontrano uno strano guardiano e i mausolei si animano magicamente

C’era una strega sepolta al bordo del cimitero; lo sapevano tutti. Per quanto Bod potesse ricordare, la signora Owens gli aveva sempre ripetuto di stare alla larga da quell’angolo di mondo.
«Perché?» le chiese.
«Non è un posto per i vivi» gli rispose la signora Owens. «È umido laggiù. È praticamente una palude. Puoi trovarvi la morte».
Il signor Owens invece fu più evasivo e meno fantasioso. «Non è un bel posto» fu tutto quello che si limitò a dire.
Il cimitero vero e proprio finiva ai piedi della collina, sotto il vecchio melo, con un recinto di inferriate arrugginite, ciascuna sormontata da una piccola punta di ferro, anch’essa arrugginita, e con un po’ di terreno incolto, una massa di ortiche ed erbacce, di rovi e sporcizia autunnale. Bod, che nel complesso era un bravo e ubbidiente ragazzo, non si infilò tra le inferriate, ma scese per guardarvi attraverso. Sapeva che non gli avevano raccontato tutta la storia e la cosa lo irritava.
Bod tornò in cima alla collina, alla chiesa abbandonata in mezzo al cimitero, e aspettò che facesse buio. Non appena il crepuscolo si tramutò da grigio a porpora, si udì un rumore sulla guglia, come uno svolazzare di velluto pesante, e Silas lasciò il proprio luogo di riposo nella cella campanaria lasciandosi cadere a testa in giù dalla guglia.
«Che cosa c’è nell’angolo più lontano del cimitero?» chiese Bod. «Oltre a Harrison Westwood, il panettiere della parrocchia, e le sue mogli Marion e Joan?»
«Perché me lo chiedi?» gli domandò il guardiano, spazzolandosi la polvere dalla giacca nera con quelle sue dita d’avorio.
Bod scrollò le spalle. «Semplice curiosità».
«È terreno non consacrato» disse Silas. «Sai che significa?»
«No, veramente no» disse Bod.
Silas camminò sul sentiero senza calpestare nessuna foglia caduta e si sedette su una panchina di pietra, accanto a Bod.
«C’è chi crede» disse con voce di seta, «che tutta la terra sia sacra. Che fosse sacra prima che arrivassimo qui e lo rimarrà anche dopo. Ma qui, nella tua terra, benedicono le chiese e il terreno che preparano lì vicino per seppellire le persone. Ma lasciano della terra non consacrata accanto al suolo sacro, il Campo del Vasaio, il cimitero dei senza nome, per seppellire i criminali, i suicidi e i miscredenti».
«Quindi le persone seppellite dall’altra parte del recinto sono persone cattive?»
Silas inarcò un sopracciglio perfetto. «Eh? Oh no, affatto. Vediamo, è da un po’ che non vado da quella parte. Ma non ricordo di qualcuno particolarmente cattivo. Tieni presente che in passato potevi essere impiccato per aver rubato uno scellino. E ci sono sempre persone che trovano le loro vite talmente insopportabili da credere che per loro la miglior cosa da fare sia accelerare la loro transizione a un altro piano di esistenza».
«Vuoi dire che si suicidano?» disse Bod. Aveva circa otto anni, teneva gli occhi aperti, era molto curioso, e non era uno stupido.
«Esattamente».
«E funziona? Sono più felici da morti?»
Silas gli fece un sorriso molto ampio e improvvisamente mostrò i denti. «Qualche volta. Ma per la maggior parte non è così. Succede la stessa cosa a chi crede di essere più felice andando a vivere da un’altra parte ma poi scopre che le cose non vanno in questo modo. Dovunque vai, porti sempre te stesso con te, se capisci cosa intendo».
«Più o meno» rispose Bod.
Silas allungò un braccio e gli arruffò i capelli.
«E anche le streghe?» chiese Bod.
«Esattamente» disse Silas. «Suicidi, criminali e streghe. Coloro che muoiono senza aver ricevuto l’assoluzione». Si alzò come un’ombra notturna nel crepuscolo. «Con tutte queste chiacchiere – disse – non ho ancora fatto colazione e tu arriverai tardi alle lezioni». Nel crepuscolo del cimitero ci fu una silenziosa implosione, uno svolazzare di velluto scuro e Silas se ne era andato.
La luna aveva cominciato a sorgere quando Bod raggiunse il mausoleo del signor Pennyworth e lui “Qui giace nell’attesa di una gloriosa resurrezione” che lo stava già aspettando e non era certo dell’umore migliore.
«Sei in ritardo» disse.
«Mi dispiace signor Pennyworth».
Il signor Pennyworth sbuffò. La settimana prima aveva fatto lezione a Bod sugli Elementi e gli Umori e Bod aveva cominciato a dimenticarsene. Si aspettava un test, ma il signor Pennyworth disse «Penso sia ora di occuparsi di questioni pratiche. Il tempo passa dopotutto».
«Sarebbe a dire?» chiese Bod.
«Mi dispiace, giovane maestro Owens. Come te la cavi a scomparire?»
Bod aveva sperato che non gli facesse quella domanda.
«Bene» disse. «Intendo dire, lo sapete».
«No, maestro Owens non lo so. Perché non me ne date una dimostrazione?»
Bod si sentì mancare. Inspirò profondamente e fece del suo meglio, strizzando gli occhi e cercando di sparire.
Il signor Pennyworth non ne fu impressionato.
«Puah, non ci siamo proprio. Affatto. Scivolare e sparire, ragazzo, come fanno i morti. Scivola attraverso le ombre. Scomparire dalla consapevolezza. Prova ancora».
Bod provò con più intensità.
«Ti si vede chiaramente, come il naso sulla tua faccia» disse il signor Pennyworth. «E il tuo naso si nota proprio. Come il resto del viso, giovanotto. Come te. In nome di tutto ciò che è sacro, svuota la tua mente. Ora. Sei in un vicolo cieco. Un ingresso vuoto. Non sei niente. Invisibile allo sguardo. La mente non può percepirti. Nel luogo in cui sei non c’è niente e nessuno».
Bod fece un altro tentativo. Chiuse gli occhi e immaginò di scomparire nella muratura macchiata della parete del mausoleo, diventando un’ombra nella notte e niente di più. Starnutì.
«Tremendo» esclamò il signor Pennyworth, con un sospiro. «Abbastanza terribile. Credo che scambierò due parole con il tuo guardiano a questo proposito». Scosse la testa. «Adesso gli Umori. Elencali».
«Mmh, sanguigno. Collerico. Flemmatico e l’altro. Eeh, melanconico, credo».
E continuò così fino a Grammatica e Composizione, con la signorina Letizia Borrows, la zitella della parrocchia “Che non ha fatto del male a nessun uomo, mai nella vita. Tu che leggi puoi dir lo stesso?” A Bod piaceva la signorina Borrows, e la comodità della sua piccola cripta così riuscì facilmente ad andare fuori argomento.
«Dicono che c’è una strega nel terreno scons... sconsacrato» disse.
«Sì caro. Ma non vuoi andarci».


«Perché no?»
La signorina Borrows sorrise con il franco sorriso dei morti. «Non sono il nostro genere di persone» rispose.
«Ma è nel cimitero, giusto? Voglio dire mi è permesso andarci se voglio?»
«Questo – disse la signorina Borrows – non sarebbe consigliabile...»

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