Boeri va da Armani ma il Comune «tassa» le sfilate di moda

Boeri va da Armani ma il Comune «tassa» le sfilate di moda

Il Comune di Milano tira un altro brutto scherzo alla moda. Lo scorso settembre aveva sfrattato all’ultimo momento le passerelle da piazza Mercanti per rispetto alla lapide dei partigiani caduti in guerra, costringendo gli organizzatori a trovare soluzioni in fretta e furia. Stavolta chiede una super tassa di 300mila euro a Richmond per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche ai giardini Montanelli.
Insomma, Palazzo Marino sembra voler mettere in ogni modo il bastone tra le ruote alla moda. Va bene che griffe e collezioni non rientrano nelle corde di Pisapia e dei suoi elettori, ma da qui a ostacolare gli affari di un settore talmente forte ce ne vuole.
Eppure il salasso dei 300mila euro non è né più né meno che l’effetto del Cosap, il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche inasprito dalla giunta arancione. Già, perché l’imprenditore della moda Salvatore Moschillo, che da una decina di anni organizza la sfilata del marchio John Richmond in un tendone di sua proprietà allestito ai giardini Montanelli, ha sempre pagato la tassa sul suolo pubblico. Ma mai così alta. Lo scorso settembre, per la sfilata della collezione donna, aveva pagato 39.339 euro di canone, otto volte in meno rispetto alla sorpresa di adesso.
Ora, la batosta a cinque zeri, arrivata solo il 10 gennaio, a ridosso della manifestazione e a inviti già spediti, ha spiazzato non poco l’imprenditore. Così, quando il Comune ha comunicato via fax che la tariffa per l’occupazione dei giardini Montanelli dall’11 al 19 gennaio ammontava a 295.533 euro, Moschillo ha mosso mari e monti, chiamando assessori e autorità e chiedendo anche alla Camera della moda di attivarsi a suo favore per ottenere uno sconto da Palazzo Marino. Si è così arrivati a una cifra di 80mila euro ma la commedia degli equivoci non si è conclusa tanto facilmente. Già, perché qualche giorno dopo, Moschillo ha ricevuto un secondo fax con la richiesta di 210.800 euro. «Sono trasecolato» ammette l’imprenditore che ha perfino mobilitato il sindaco per venire a capo della questione. Alla fine si è arrivati a un accordo di 79.566 euro, che l’imprenditore si è impegnato a pagare con una clausola per cui - si legge nel fax inviato all’istituto di credito incaricato della riscossione - «non mi avvalgo della facoltà di recedere nelle prossime 48 ore dall’ordine che ho inviato in banca». Il caso Richmond si è risolto ma è chiaro che crei un precedente sul tema Cosap. Il presidente della Camera della Moda Mario Boselli chiede fin d’ora un momento di confronto con il Comune: «In questo caso la comunicazione del pagamento è arrivata troppo a ridosso dell’evento. Se i tempi saranno più dilatati, sicuramente si potrà trovare una soluzione collaborando». L’assessore Stefano Boeri, che ieri ha assistito alla sfilata di Armani, assicura che il settore non verrà martoriato.

«Le settimane della moda - spiega - sono la punta dell’iceberg di un sistema di filiere che alimenta l’economia di Milano e l’export italiano. Il Comune, che sta sviluppando con la Camera Nazionale della Moda Italiana alcuni progetti strategici, continuerà a sostenere la moda milanese».

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