Politica

«Boffo deve dimettersi Reato grave e difesa non cristiana»

In piazza San Pietro è impossibile non notarli. A centinaia, ogni domenica, col naso all’insù verso l’unica finestra che conta per loro. Fascetta gialla in testa e uno striscione: Papa Boys.
Presidente Daniele Venturi, siete gli «ultrà» della fede?
«Macché, facciamo solo il tifo per Gesù. Quel nome ce l’hanno dato i giornalisti, per identificare quei ragazzi che hanno trovato in Papa Giovanni Paolo II una guida straordinaria nella ricerca dell’infinito. Un cammino che continua, con un saldo punto di riferimento in Benedetto XVI. Oggi siamo un’associazione di 10mila giovani con “basi” in tutte le regioni. Ma, meglio precisare, non facciamo parte della Chiesa come istituzione».
Per l’appunto: c’è aria di bufera su «Avvenire»...
«Quello che ha pubblicato il Giornale ha choccato tutti. Non posso condividerne la modalità ma comprendo l’obiettivo. A unirsi da tempo alla rissa mediatica è stato proprio l’organo della Cei».
Si spieghi meglio.
«Il direttore Dino Boffo ha condotto il giornale a una deriva laicistica inaccettabile. La Chiesa non può e non deve replicare a ogni accusa sul piano politico, né scendere sul terreno dello scontro. Siamo sicuri che i lettori cattolici gradiscano le polemiche e i veleni?».
A cosa dobbiamo le ultime prese di posizione di «Avvenire»?
«Probabilmente ha finito per cedere a una tendenza diffusa, incalzato dalla frenesia mediatica di emettere giudizi e sentenze. Faccio un esempio: da mesi Repubblica propone ogni giorno attacchi basati su argomenti sensibili come le presunte frequentazioni private del premier. Tra l’altro (ride), a cena con Berlusconi vorremmo andarci noi dei Papa Boys. Se non a palazzo Grazioli, in pizzeria. Questo è un invito».
Torniamo ai fatti. Un decreto penale di condanna per molestie al direttore del quotidiano dei vescovi.
«Gli viene attribuito un precedente pesante, senza dubbio».
L’interessato ha replicato duramente.
«È proprio la linea difensiva di Boffo a non convincere un cattolico come me. Invece di mostrare misericordia, ha dato dell’assassino a chi lo accusa: “Quello di Feltri è killeraggio mediatico”, ha dichiarato. Non proprio un esempio di perdono cristiano. E solo più tardi è entrato nel merito della questione».
Si può ancora ricucire?
«Certo, a patto che da un lato, cioè sulla stampa, si abbassino i toni».
E dall’altro...
«Anziché riempire con una disputa personale le pagine di un organo che ha una missione completamente diversa, a Boffo non resta che fare un passo indietro e dimettersi».
Intanto ha minacciato querela contro Feltri e «il Giornale».
«Piuttosto, prenda un periodo di tempo per dimostrare la propria estraneità ai fatti, come ripete da giorni, adducendo i documenti giuridici a propria discolpa. Chiarisca se è vero “killeraggio”.

Ma, per cortesia, allontani strumentalizzazioni e imbarazzi dalla Chiesa».

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