Bohéme, Traviata, Turandot e l’opera diventa un albergo

Bohéme, Traviata, Turandot e l’opera diventa un albergo

Ieri un aristocratico palazzo primi ‘900, nato dalla creatività dell’architetto Paolo Mezzanotte, oggi un hotel di lusso a 5 stelle con atmosfere fiabesche. Inaugurato in questi giorni, Château Monfort ha portato un pizzico di magia nel centro di Milano. Alle spalle di piazza San Babila (è in Corso Concordia 1), l’albergo presto diventerà un punto di ritrovo per appassionati ed esperti di lirica e di musica classica, complici le suggestive sale come quella del lounge bar Mezzanotte, pronte a trasformarsi, all’occasione, in palchi e teatri. E gli orari «flessibili» di bar e ristorante, aperti per aperitivi di mezzanotte, cene del dopo-teatro, ma anche per happy hour musicali con i giovani talenti della classica (a partire dagli allievi del Conservatorio). Complici, soprattutto, l’impianto di amplificazione, che diffonde la musica in ogni angolo dell’albergo, e particolari architettonici come la cupola in vetro del lounge bar, progettata con speciali perni fatti ad hoc per reggere il peso di acrobati e ballerini.
La magia della musica e del teatro si respira in ogni sala di questo nuovo gioiello milanese. Punta di diamante della prestigiosa catena alberghiera italiana Planetaria Hotels, Château Monfort si ispira infatti alle atmosfere fatate delle fiabe delle grandi opere musicali, che si riflettono nello stile neoromantico fatto di giardini incantati, segrete, e interni principeschi. Non a caso, come spiega Sofia Gioia Vedani, architetto e amministratore delegato di Planetaria Hotels - che ha progettato l’albergo insieme allo studio FZI-Interior - «con questa struttura vogliamo proporre qualcosa di veramente nuovo nel panorama dell’hôtellerie italiana. Un nuovo concept, quello dell’Urban Château. E un nuovo contesto, caratterizzato da una forte identità, fantasia, immaginazione, per dare una risposta ai cittadini, non solo ai turisti che pernottano, con un luogo magico per sognare, senza muoversi dalla città». Ecco allora le 77 camere, una diversa dall’altra, e ricche di sorprese oltre che di comfort, «per evitare la gestualità tipica delle stanze d’albergo» e «per far sentire gli ospiti a casa». Arredi su misura, richiami a opere liriche come la Turandot, Traviata o la Bohéme, e idee magiche come gli occhi illuminati di una civetta che spuntano da un armadio che pare immerso in un bosco. Stessa atmosfera fatata anche nelle sale della zona lounge, del ristorante, dell’area congressuale, della Spa e dell’area fitness (di prossima apertura). Nel ristorante si servono le specialità dello chef Pasquale D’Ambrosio, ambasciatore dei principi di cucina «wellness» (molti anche i piatti vegetariani), che ha trovato qui il suo atelier.

Non ci sono sale smisurate e impersonali, quelle che spesso si trovano negli alberghi, ma salette intime, ognuna a tema. La più originale? Quella della Caccia, molto british ma rigorosamente dalla parte degli animali: «I trofei sono tutti in ceramica», conclude l’architetto.

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