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Boicottato soprattutto il buonsenso

La cultura non è un'arma e non deve diventarlo. Se la riduciamo a questo, la consegniamo alla stessa logica che domina i conflitti

Boicottato soprattutto il buonsenso
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Anna Foa, sulla Stampa di ieri, difende l'idea che il boicottaggio culturale possa essere uno strumento politico utile a fermare la strage di Gaza: "In conclusione, credo che, in assenza di misure più efficaci, rinunciare all'arma del boicottaggio culturale in nome della libertà di opinione sarebbe in questo momento un errore". Dunque dovremmo subordinare la libertà d'opinione alla necessità del boicottaggio. Idea molto discutibile e infatti la discutiamo. La cultura non è un'arma e non deve diventarlo. Se la riduciamo a questo, la consegniamo alla stessa logica che domina i conflitti: decidere chi ha diritto di parola e chi deve essere messo a tacere. Non si tratta di stabilire se un film o un'attrice possano fermare una guerra. È ovvio che non possono. Si tratta di capire se siamo disposti a trasformare i luoghi della cultura in campi di battaglia, in cui nessuno rischia nulla, a differenza dei campi di battaglia reali. Il problema non è che il boicottaggio culturale sia inefficace. Il problema è che è sbagliato. E allora, mentre si discute se Gal Gadot possa o non possa calcare un red carpet, bisogna avere il coraggio di dire che la libertà d'espressione non è negoziabile. Non lo è a Gaza, non lo è a Tel Aviv, non lo è a Venezia. Limitare la parola significa accettare che la voce dell'altro venga zittita non perché dice sciocchezze, che si possono sempre confutare, ma perché viene da un nemico. Un'attrice esclusa da un festival, un libro rifiutato da una fiera, una voce silenziata in nome della giusta causa: ecco la forma più subdola della censura. Perché non si presenta come repressione, ma come atto etico. E invece è solo il contrario della cultura, che dovrebbe essere apertura, confronto. La libertà d'espressione non è un lusso accessorio che possiamo concedere o negare secondo le circostanze. È il fondamento.

Senza libertà, la cultura non esiste più: resta solo una vetrina ideologica. Proprio quando la guerra divora tutto, la cultura diventa ancora più necessaria, perché l'unico argine al dominio della forza bruta è la forza delle idee.

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