Enrico Artifoni
Doveva essere pronta nel 2002, ma non stava letteralmente in strada. Neppure i collaudatori più smaliziati riuscivano a domarla. Ma tenta e ritenta, dopo cinque anni di test e innumerevoli modifiche, eccola qui l'auto più veloce e più costosa del mondo. Come un missile, la Bugatti Veyron proietta il pilota e l'eventuale passeggero da zero a cento all'ora in due secondi e mezzo. E tenendo giù il piede, supera i 400 chilometri all'ora. Vi piace lidea? Basta staccare un assegno da 1 milione 160mila euro, più l'eventuale costo degli optional, e la supersportiva dei record sarà vostra. Ma per farne che cosa? Il Wall Street Journal, che con qualche mese di ritardo rispetto ai media europei ha trionfalmente scoperto l'arrivo del nuovo modello che segna la rinascita del marchio Bugatti (il Giornale ne aveva già parlato nel settembre scorso), profetizza: «La maggior parte degli acquirenti di questa vettura, probabilmente non la guiderà mai». Su strada, quantomeno, per ovvie ragioni di sicurezza, per non parlare della scomodità (non ha neppure il climatizzatore!) e dei consumi. Ma forse neppure sulle poche piste dove l'esuberante motore a 16 cilindri può spingere il futuristico guscio in fibra di carbonio della Veyron con tutta la potenza dei suoi 1001 cavalli. «Più che una macchina vera e propria», ammette Dave Mast, portavoce della Bugatti negli Usa, «molti considerano la Veyron un'opera d'arte».
Nella collezione privata di pochi ricchi che si divertono a giocare con le macchinine vere, dunque, può starci benissimo. Ma allora non si capisce perché il gruppo Volkswagen, proprietario della Bugatti dal 1998, abbia perso tanto tempo e speso una montagna di denaro per realizzare un veicolo certamente strabiliante ed esclusivo, ma buono tutt'al più per qualche museo. Consola forse il fatto che la Veyron non sarà sola, nella galleria delle auto eccezionali quanto costose ed improbabili. Gli esempi, anche recenti, non mancano. Chi ha mai incontrato su strada una Mercedes Slr McLaren? Formalmente è una vettura stradale a due posti in grado di raggiungere la velocità massima di 334 chilometri all'ora, ma in pratica è una Formula 1 con l'aggiunta di pannelli di alluminio sul telaio in carbonio, porte che si aprono verso l'alto ad ali di gabbiano e ruote coperte. Un giocattolo da 420 mila euro che fa il paio con la Ferrari Enzo, anch'essa derivata dalle esperienze nella massima espressione delle competizioni. Estrema (con 660 cavalli di potenza e la velocità massima di 350 km/h), bellissima (l'ha disegnata Pininfarina) e quasi impossibile (la casa di Maranello l'ha prodotta a tiratura limitata e offerta solo ai clienti più affezionati, al prezzo di 660 mila euro).
Non sfigura, in questo elenco, la Porsche Gt, che sulla carta va a 330 all'ora e a differenza delle altre si scopre pure, grazie ai pannelli del tetto asportabili. Sta benissimo nei garage superprotetti di qualche villa, sull'asse fra la Lombardia e il Veneto. Costava, finché l'hanno prodotta, 462 mila euro. Altre vetture da corsa prestate alla strada (sono state omologate solo nel numero minimo di esemplare che consente di farle correre) sono la Maserati Mc 12 e l'americana Saleen S7. Si possono portare a casa, rispettivamente, al modico prezzo di 720mila e 600mila euro. Ma non scherza neppure la Pagani Zonda, supercar con linee simili alle Lamborghini e motore Mercedes, in vendita a 497.200 euro. Un oggetto da «Chi l'ha visto». Vettura costosa e potente, tuttavia, non fa rima necessariamente con misteriosa.
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