Bollette, i rom rifiutano di pagare e lanciano sassi contro i vigilantes

De Corato: «Devono rispettare il patto di legalità»

«Oggi hanno parlato solo loro. Invece devono capire che firmiamo quello che vogliamo anche noi. Per ora non se ne parla, aspettiamo fino a mercoledì e proviamo a cambiare alcuni punti». A non tutti i 580 rom del «nuovo corso» in via Triboniano piace il patto di socialità predisposto dal Comune e portato direttamente a domicilio dal vicesindaco, Riccardo De Corato, e dall’assessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli. E mentre nella sede della Protezione civile si parlava di legalità e convivenza, al campo i ragazzini minacciavano e aggredivano a colpi di pietre i vigilantes che cercavano di entrare per un controllo.
Durante l’assemblea i rappresentanti del governo cittadino raccolgono sì gli applausi, ma incassato pure qualche muso lungo e dei «no» molto chiari. In particolare, a una parte dei romeni neo-cittadini europei proprio non va giù il discorso delle bollette, da pagare come qualsiasi altro cittadino milanese (secondo la quindicesima disposizione della bozza d’accordo). «Ci hanno detto che non possiamo tenere nei container le bombole a gas - si sfoga un gruppo di futuri inquilini con Marinko Costantin Ventila, consigliere nazionale dell’Opera nomadi e leader designato dell’accampamento -. Quindi sarà tutto alimentato a elettricità, comprese le stufe che dovremo comprare da soli. Arriveranno bollette da 800 euro. Noi siamo disposti a pagarne al massimo 50, al resto ci pensi il Comune! E che non gli venga in mente di chiederci l’affitto per le roulotte».
Non parte con le migliori premesse «il primo e unico esperimento di questo genere in Italia», per usare le parole del vicesindaco, il quale ribadisce gli assi portanti dell’operazione: la presenza fissa, 24 ore su 24, di agenti di polizia insieme alla temporaneità della sistemazione. «E poi - avverte De Corato - lì dentro non entrerà una sola persona in più rispetto ai censiti il primo ottobre. Non dimenticate il rispetto dei vostri “vicini di casa” residenti. E chi sbaglia, viene allontanato. Ora tocca a voi». Il centinaio di rom presenti in platea sembra aver gradito il discorso, eppure qualcuno scuote la testa e borbotta: «E se qualcuno della mia famiglia ruba, non è che cacciano anche me?». Dubbio legittimo. Prende il microfono la Moioli per illustrare le scadenze immediate. «Eleggete dei rappresentanti, discutete fra voi e ragionate sul patto che vi sottoponiamo. Entro mercoledì bisognerà firmarlo, perché già da giovedì potrete fare ingresso nei primi 11 container. La strada è in salita, ma insieme ce la faremo. Il sindaco Moratti vuole il vostro inserimento e la vostra integrazione».
Don Virginio Colmegna della «Casa della Carità» legge articolo per articolo il testo del patto, di cui sono circolate copie in romeno a scanso di ogni fraintendimento. Maggiore enfasi è posta sui temi dell’obbligo scolastico per i bambini, sull’impegno alla cura e la pulizia degli spazi e soprattutto il divieto di coinvolgere i minori in attività di accattonaggio. Il sacerdote insiste sul concetto di contribuire alle spese di gestione e per i consumi energetici (a canone sociale).

Invita tutti «a vincere questa scommessa». Chiude la riunione il presidente del Consiglio di zona 8, Claudio Consolini: «Una nuova era per il quartiere». Ma c’è ancora chi dal quel campo si tiene alla larga. Vigili compresi.

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