Franco Di Grazia*
Il cittadino romano manifesta spesso la propensione a giustificare e perdonare per i disservizi che gli capitano, ma quando la botta è troppo grossa e si alimenta anche di nomi eccellenti è pronto ad agganciarsi allevento mettendoci la propria faccia, abbandonando la tradizionale abulìa. Daltra parte, alla luce e allacqua non si può rinunciare. E la sede principale dellAcea, a piazzale Ostiense, è stata presa letteralmente dassalto da migliaia di persone inviperite per oltre cinque mesi. Ma nellepoca della globalizzazione non si sa con chi prendersela anche se, in verità, la colpa è del Comune, dellAcea e della scarsa propensione a controllare i servizi pubblici da parte delle opposizioni. Il paradigma di tutto ciò è dimostrato dal silenzio che per mesi ha nascosto il grave fenomeno dei «distacchi a tappeto» delle utenze elettriche e delle «bollette pazze» pervenute agli utenti a cavallo delle feste natalizie del 2004-2005. Così solo a Pasqua 2005, quando il fenomeno ha danneggiato molti vip, molti quotidiani e i più importanti tg locali sono stati costretti ad occuparsene.
Ma vediamo dentrare nel merito. Cosè la bolletta della luce? È una fattura che tutti noi paghiamo per il servizio prestato e nella quale vengono riportate le varie voci che la compongono: il consumo dellenergia, la tariffa e le quote fisse, le addizionali comunali, limposta erariale, lIva etc. Da ciò deriva che quando la fattura è salata si tende ad attribuirne lesosità al prezzo del petrolio, ma non è sempre così. La tariffa viene determinata dallAutorità, non solo sulla base del costo del gasolio o del gas, ma su molti altri fattori (quali lefficienza del servizio, gli investimenti delle aziende, linflazione etc.) e poi dalle «quote addizionali» decise dagli Enti locali e dalle voci attribuite dallazienda (spese di distacco e riallaccio, ritardato pagamento, interventi vari, etc.). LAutorità per lenergia sulle voci di competenza può assegnare un «premio» oppure comminare una multa (sulla base delle interruzioni di corrente, dei disservizi sulla rete, etc.), che per il 2004 ha comportato lesborso di 8 milioni di euro da parte di Acea spa. Da ciò, malgrado ci vogliano far credere che il prezzo della bolletta si formi sul mercato libero dellenergia, emerge che siamo tuttora nella condizione di «prezzi amministrati» e imposti da una autorità nazionale (ieri il Cipe, oggi lAuthority), anche se le aziende puntano a far credere dessere in ambasce per questioni di mercato. Lattenzione va posta sui costi prodotti dallinefficienza e sulle «deprofessionalizzazioni» conseguenti alle politiche selvagge di sostituzione del personale più qualificato con personale scelto dai gestori pro-tempore dellazienda.
In sostanza la bolletta non è cambiata rispetto al passato, ciò che dovrebbe cambiare - dopo la trasformazione di Acea in Spa - è lapproccio azienda-cliente, che nel caso specifico non è stato rispettato. È noto che un obiettivo primario di qualsiasi impresa è la razionalizzazione dei sistemi di pagamento e dellefficienza. Imperativi che sono il fondamento di un buon rapporto, tanto è vero che la stessa Autorità obbliga le aziende a effettuare almeno una lettura annuale dei contatori, per evitare complicazioni ai clienti ed ottenere la trasparenza dei calcoli che sono alla base delle fatturazioni.
Peraltro le aziende come Acea spa possono agire con lo «storico dei consumi» per ogni singola utenza, con programmi di calcolo collaudati e «voci predeterminate» dallautorità nazionale e controlli che evitino emissioni fasulle. A Roma, invece, è successo un putiferio con effetti dirompenti su migliaia di famiglie e professionisti, che i sistemi computerizzati non hanno evitato, malgrado siano tanto allavanguardia da non accettare nemmeno gli arrotondamenti di qualche centesimo che hanno costretto gli utenti a pagare nelle «voci variabili» aziendali degli interessi non dovuti.
* Presidente dellassemblea dei piccoli
azionisti Acea
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