Vincent Bollorè punta al 2% delle Generali, da mettere insieme entro la fine dell’anno. È questo l’obiettivo, forse intermedio, forse no, ma di certo superiore allo «zero virgola» di cui ha parlato in un primo momento, al quale il finanziere francese sta avvicinandosi. E con il 2% il neo vicepresidente della compagnia entrerà nel gruppo degli altri grandi soci privati (De Agostini, Caltagirone, Kellner e Del Vecchio). Al momento è arrivato a un milione di titoli, pari allo 0,06%, già annunciato la scorsa settimana. Mentre le comunicazioni ufficiali arrivano con qualche giorno di ritardo: ieri si è saputo dell’acquisto del 19 maggio (200mila titoli a 14,65 euro). Ma la quota potrebbe essere già cresciuta, e magari a prezzi ancora inferiori, visto che ieri Generali ha chiuso, dopo lo stacco della cedola da 35 cent, a 14,22 euro.
Di certo le mosse di Bollorè ricordano, tatticamente, quelle di Francesco Gaetano Caltagirone, socio con il 2%: la crescita nel capitale della compagnia triestina avviene per acquisti sul mercato, e non per blocchi. Sfruttando, cosa particolarmente vera in questo periodo, le debolezze delle quotazioni. Diverso modo di operare che hanno seguito in passato sia Del Vecchio, sia De Agostini, rilevando pacchetti azionari già confezionati a un prezzo concordato. In caso di mercato al ribasso la tattica del blocco non è certo gratificante. Così in un passato recente anche Effeti (la newco 50% Ferak, 50% Crt) ha rilevato il blocco del 2,26% da Unicredit, pagandolo, solo due mesi fa, 18 euro per azione: il 20-25% in più di quanto sta facendo Bollorè. E secondo voci di mercato, anche il socio ceco di Generali, Petr Kellner, avrebbe raggiunto il 2,02% dopo aver operato sui blocchi.
Bollorè potrebbe dunque mettere insieme il suo primo 2% a un valore di carico invidiabile. Ma per ora la sua sembra l’unica mossa importante all’interno dell’azionariato stabile delle Generali. Secondo fonti attendibili, non risulta che gli altri soci del gruppo «francese» di Mediobanca (Groupama e Santander) stiano acquistando Generali. Se lo volessero fare, la prassi richiederebbe di avvisare e concordare l’operazione all’interno dello stesso gruppo di soci che fa capo a Bollorè. Il che non risulta. Dunque non c’è una marcia dei transalpini su Trieste, ma solo il lancio di un segnale preciso di voler rafforzare il gruppo di soci stabili della compagnia presieduta da Geronzi, anche per disincentivare eventuali cattivi pensieri di uno scalatore ostile.
Nello stesso tempo, come è stato lo stesso Bollorè a chiarire, i soci francesi non venderanno la loro posizione in Mediobanca, che resta con il 13,4% il primo azionista delle Generali. La quota del gruppo «C» resterà pari al 9,9%, più l’1,8% di Groupama fuori dal patto di sindacato.
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