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La Bologna di Basile si guadagna il match-point

Delude Singleton, sorprendono Bagaric e Rombaldoni. Domani gara4 al Forum

Oscar Eleni

da Bologna

Camminando sulle spine, dopo aver annusato le rose più belle del suo giardino un po’ consumato, la Fortitudo torna in vantaggio, si riprende il servizio sul campo di casa e mai come in questa serie l’ambiente intorno condiziona un po’ tutto, un crescendo di rabbia e tensione che alla fine, quando il verdetto è di 80-71, porta qualcuno ad esagerare alzando, ovviamente, i toni di gara quattro che vivremo domani al Forum di Assago che sarà pienissimo. Giorgio Armani riesce ad andarsene fra frizzi e lazzi, la moglie greca di Coldebella, invece, resta nella trappola, prende forse anche uno schiaffone e agitando le braccia verso la curva di tifosi Olimpia se ne va scortata.
Non siamo stupiti, non eravamo convinti che ci fosse tolleranza intorno ai campi di basket e più la posta si alza, più le partite diventano promontori della paura, più la gente si confonde. Ieri sembrava davvero che la Fortitudo avesse ripreso i suoi vestiti della festa, lavorando in difesa, trovando il canestro: 4 minuti di gioco 17-3 con Bologna a bersaglio 7 volte su 10 e Milano con 1 solo tiro messo dentro. Come capita spesso, in situazioni dove l’energia mentale e quella fisica non hanno tante risorse, chi è andato in fuga, come nella prima partita, ha pensato alle oasi dove poteva dissetarsi, mentre la carovana che inseguiva faceva marce forzate, chiudendo a meno 9 il primo quarto, sentendosi ancora in partita a metà tempo sul 45-32 perché era assurdo farsi portar via tanti rimbalzi d’attacco, ben 17, perché le percentuali di Bologna si abbassavano e quelle di Milano davano un segnale che qualcosa si muoveva.
Nella notte delle streghe, quella dove alla porta di una partita scudetto puoi trovare chi ti chiede ancora se vuoi un dolcetto o lo scherzetto la Fortitudo si prende tutte e due le cose. I dolcetti li scarta e li mangia subito andando via con l’animo leggero, ma poi sono scherzetti che fanno venire il mal di testa.
Le difese di Lino Lardo vanno a cercare i più spaventati fra gli uomini di Repesa, dimenticando però un Rombaldoni che adesso se lo incontreremo sulla collina per Tolè, fra le caraffe di Ugo, non faremo più finta di non conoscere, perché dell’uomo di Atene avevamo perso le tracce. Ieri ha tenuto su il centrocampo nei momenti di massima difficoltà, quando a Basile riusciva tutto male e non c’erano altri sostegni certi. Per Milano, invece, arroccata intorno a Joseph Blair, 37 minuti in campo, 13 punti, 9 rimbalzi, 4 assist, un’interpretazione sublime del ruolo di pivot, pur contro un Bagaric attivo, di cassaforte per l’intera squadra, per le certezze di Dante Calabria che è stato abbastanza chirurgico dopo il 4 su 9 iniziale, per il ritrovamento da parte di Jerry McCullough degli scherzetti con cui avrebbe voluto presentarsi alla porta di queste finali fin dall’inizio. La striscia dell’uomo di Brooklyn ha cambiato l’atmosfera nel palazzo, l’aria fresca dello sponsor bolognese era diventata rovente quando Milano è tornata a sole 5 lunghezze, quando McCullough, all’inizio del quarto, con Schultze già fuori per falli, infilava il corridoio per il 62-58. Qui Repesa chiedeva la prova televisiva, secondo lui il canestro era stato segnato oltre i 24 secondi. L’arbitro Facchini andava a controllare il monitor e in trenta secondi decideva che il canestro doveva essere annullato. Un episodio forse decisivo. Ne tengano conto quelli del calcio, ne terrà conto anche Lardo che in quel momento ha visto Gianluca Basile, l’araba fenice che guida le aquile, con la testa ciondolante trovare calore nella cenere e ritrovare il passo.

Le sventole di Calabria per il meno tre e Mc Cullough per il meno due (66-64 a 3’02’’ dal gong) davano energia al Baso che faceva il suo capolavoro di chiusura buttando gli scherzetti nel fiume, mangiandosi avidamente il dolce di una notte infernale.

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