Antonio Signorini
da Roma
Code davanti ai seggi già di primo mattino, politici e uomini delle istituzioni alle urne di buonora e occhi puntati sullaffluenza. Quella di ieri non è stata una classica sonnolenta prima giornata di voto. A tenere sveglia lattenzione degli elettori e dei partiti, oltre ai fatti di cronaca come il crocefisso e la bomba molotov di Vittorio Veneto, sono stati i dati sulla partecipazione. E le percentuali uscite dal Viminale ieri notte non hanno deluso chi si aspettava sorprese. Alle 22 la partecipazione si è fermata al 66,5 per cento contro il dato definitivo delle politiche 2001 del 81,4%.
Oggi i seggi resteranno aperti fino alle 15 e cè abbastanza tempo, secondo statistici ed esperti di comportamenti elettorali, per far alzare la percentuale anche di 20 punti. Questo significa che alla fine gli italiani che hanno deciso di votare potrebbero essere più dell80% dei 47.160.244 aventi diritto. Forse anche dell85 per cento.
Non proprio una mobilitazione politica come quella del 48, quando la partecipazione fu di poco superiore al 90 per cento e la Dc di Alcide De Gasperi sconfisse il Fronte popolare, ma comunque uno scenario gradito al centrodestra se è vero che lo stesso Berlusconi e altri esponenti della Cdl hanno spiegato che la condizione per la vittoria è una partecipazione tra l82 e l84 per cento.
Anche ieri il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha fatto capire che tutto dipende da quanti italiani andranno alle urne: «Male, male è meglio non perdere terreno fin dallinizio perché quando perdi terreno è poi difficile recuperare», ha commentato quando alle 12 è stata comunicata unaffluenza del 17,6 per cento. Pessimismo dettato dalla differenza con le politiche del 2001 quando alla stessa ora aveva votato il 21,5 per cento degli aventi diritto. Ma il confronto è viziato dal fatto che alle precedenti politiche si votò un solo giorno e che le urne aprirono alle 7 di mattino, unora prima rispetto a ieri.
Con la rilevazione successiva, quella delle 19, è apparsa ancora più chiaramente la tendenza verso una buona partecipazione, con il 52,1 per cento di affluenza contro il 59 del 2001, registrato a tre ore dalla chiusura dei seggi. A giocare un ruolo rilevante sono state le condizioni meteorologiche. A un tempo variabile lungo tutta la Penisola sono corrisposte percentuali di partecipazioni molto diverse da regione a regione. Alta nel nord, anche grazie alle nuvole che hanno scoraggiato gite fuori porta. Nelle regioni settentrionali il dato delle 22 si attesta al 71,5% (record in Emilia Romagna con il 75,3%, il 72,7 in Lombardia, il 72 in Veneto) e più bassa al Sud, graziato dal maltempo (55,1 per cento in Calabria e 56,3 per cento in Sicilia). Ha fatto eccezione il Centro, dove il sole non ha scoraggiato gli elettori che sono andati a votare in massa già nel primo mattino (71,8 in Toscana, 67,1 per cento nel Lazio). Tra le città spicca Milano con il 71,5 per cento preceduta da Firenze con il 74,3 e Bologna con il 77,5 per cento. A Roma registrato il 67,4 per cento. La performance peggiore a Vibo Valentia con il 50%. A Napoli ha votato il 57,4 % e a Palermo il 54,3 per cento.
Anche oggi le condizioni del tempo dovrebbero favorire la partecipazione al voto, visto che sono previste nuvole e pioggia nel Nord e in quasi tutto il versante tirrenico.
Tra i primi a votare ieri mattina, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che si è presentato alle 8,50 nel suo seggio del quartiere Nemorense accompagnato dalla signora Franca. A fare le spese dellalta affluenza a Roma è stato il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini che ha dovuto rinviare il voto per troppo folla al suo seggio.
Non sono mancate polemiche su scorrettezze ai seggi. I Verdi anche ieri hanno denunciato linvio di sms ed email propagandistiche.
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