Claudia B. Solimei
da Bologna
Lo cercano nei luoghi che frequentava, per ora senza fortuna. La caccia continua tra gli amici, i conoscenti, chi potrebbe averlo visto l'ultima volta. I sospetti dei carabinieri di Bologna, coordinati dal pm Enrico Cieri, che stanno cercando il responsabile dello stupro della studentessa trentenne avvenuto mercoledì sera in via di Corticella, periferia nord della città a forte immigrazione, si concentrano su un marocchino tra i 20 e i 30 anni, clandestino, con qualche precedente per rissa e per reati contro il patrimonio, che viveva nella zona dell'aggressione. Ma ci sono anche altri volti che la ragazza ha indicato come somiglianti al suo aguzzino tra centinaia di foto segnaletiche: un giovane dalla pelle olivastra, altezza media, i capelli scuri tirati indietro. In tutto 20-30 stranieri. Per due c'è stato un tentativo di riconoscimento: «Non è nessuno di loro» ha detto la donna che, nonostante lo choc - oltre allo stupro la ragazza è stata picchiata con calci e pugni -, giorno e notte sta collaborando con i carabinieri. «Non brancoliamo nel buio - ha confermato un investigatore - qualcosa in mano l'abbiamo».
Tracce significative, dunque, come il sacchetto della spesa abbandonato dall'aggressore dopo la violenza con dentro del pane arabo e calze di spugna, anche se nessun testimone si è ancora presentato. «È un fatto gravissimo ed è estremamente preoccupante che in tanti abbiano voltato lo sguardo altrove» ha dichiarato ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Gianfranco Fini, a margine di una manifestazione di An a Catania. Fini ha voluto stigmatizzare l'indifferenza mostrata da alcuni automobilisti che, ripresi dalla telecamera di un distributore di benzina, non si sono fermati nonostante a poca distanza l'aggressore stesse portando via a forza la donna che si divincolava e gridava. «È una manifestazione di egoismo - ha aggiunto il vicepremier - di paura e di insensibilità. Dobbiamo fare appello a tutte le coscienze affinché ci sia una reazione morale contro episodi del genere». Fini ha quindi invitato a «ribellarsi alla strisciante violenza quotidiana: non si può avere paura, perché averne significa in qualche modo rendere più forte il crimine». In realtà qualcosa si è mosso su questo fronte: due cittadini che vivono dove si è consumato lo stupro si sono presentati in Questura per raccontare, però, di non avere sentito niente quella sera. «È freddo, con le finestre chiuse e magari la tv accesa come potevo accorgermi di qualcosa?» si chiedeva ieri, rammaricata, una signora che vive in un appartamento affacciato proprio sul giardino condominiale dove si è consumata la violenza.
Parole di moderazione sono state pronunciate dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, a Bologna per un convegno di Forza Italia: «Questo fatto non deve portare a generalizzare. Fortunatamente quando parliamo di extracomunitari non parliamo di delinquenti ma di tante persone perbene. Certo ci sono anche dei delinquenti che vanno puniti con assoluta severità».
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