Politica

Bologna, ucciso a casa mentre l’amico dorme

Claudia B. Solimei

da Bologna

Ha lottato con il suo assassino, che conosceva, ma alla fine è stato sopraffatto: è stato ucciso ieri all'alba nella sua stanza da letto con un fendente alla gola Stefano Gonella, 26 anni appena compiuti, incensurato, residente a Piario, nel bergamasco, a Bologna ormai da più di tre anni per lavorare al Jolly Hotel, poco lontano dalla stazione ferroviaria, come portiere di notte. La sua morte è un giallo: la squadra Mobile, coordinata dal pm Gabriella Tavano, sta verificando gli ultimi spostamenti di Stefano e, soprattutto, il racconto di un ragazzo spagnolo che la vittima stava ospitando in casa soltanto da un paio di giorni. È stato il ragazzo, di qualche anno più giovane, a dare l'allarme nella palazzina di via Passarotti, prima periferia nord della città, dove si è consumato il delitto. Lo spagnolo avrebbe raccontato di avere sentito delle grida, dei rumori provenienti dalla stanza da letto della vittima e di avere intravisto una figura uscire dall'appartamento. Una versione ripetuta anche da una vicina di casa, che abita sullo stesso pianerottolo, e che ha parlato con il giovane subito dopo il fatto. Solo allora lo spagnolo ha aperto la porta della stanza da letto e ha scoperto il corpo senza vita di Gonella, riverso tra il letto e il pavimento in una pozza di sangue.
«Un delitto d'impeto» lo ha definito il pubblico ministero uscendo dall'appartamento, e non si esclude il movente passionale, anche se gli investigatori, al momento, non vogliono prediligere alcuna pista. Nella vita della vittima, del resto, non sembrano esserci molte ombre: la vittima lavorava da più di tre anni a Bologna. Dopo un grave incidente in auto, aveva ripreso il suo lavoro di il portiere di notte. Da tempo era fidanzato con una ragazza inglese, Verity, tornata in Gran Bretagna prima dell'estate dopo essere stata in Italia per un periodo di studio. E lui aveva deciso di lavorare di notte proprio per guadagnare qualcosa di più e riuscire al più presto a raggiungerla in Inghilterra.
Affiora poi la storia, recentissima, della ex fidanzata di un suo amico che lo aveva cercato ripetutamente per uscire con lui, ma nulla di più. Troppo poco per spiegare un delitto così efferato.
Sabato notte il ragazzo non era di turno in albergo, ma probabilmente è rincasato tardi, forse già in compagnia del suo assassino. La porta di casa, infatti, non presenta segni di scasso. Oltre al fendente alla gola che gli è stato fatale, altre tre coltellate lo hanno raggiunto alla schiena. Il cadavere era vestito, con i piedi sul letto e il corpo a terra, a faccia in giù. Nella stanza i segni di una lotta ingaggiata con l'assassino, anche perché Stefano era un ragazzone alto un metro e 85, e schizzi di sangue sul pavimento e sulle pareti. La polizia ha sequestrato un coltello trovato accanto al corpo. Potrebbe essere l'arma del delitto e sono in corso gli accertamenti. La lama, però, sarebbe stata lavata e questo sarebbe in contrasto con i tempi del racconto del ragazzo spagnolo, che ha detto di avere incrociato l'assassino, descritto come un uomo con i capelli lunghi, in fuga.
Per questo gli investigatori lo hanno interrogato quasi tutta la giornata. Secondo un investigatore, però, non sarebbero emerse delle grosse incongruenze nel suo racconto.
La vittima aveva il telefonino in tasca, sono state ritrovate le sue chiavi di casa ma, per il momento, non il suo portafogli. Anche alcuni vicini che abitano nella stessa palazzina hanno raccontato di avere sentito delle urla durante la notte. Ma a quanto pare in strada. Si cerca ora di stabilire se vi possa essere un nesso col delitto.


Il giovane, incensurato, era nato a Gazzaniga (Bergamo) ma la sua famiglia vive a Piario, in Valle Seriana, dove abitano i genitori e i fratelli.

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