Gian Micalessin
Linferno esplode prima di mezzogiorno e Gaza precipita verso labisso, verso la guerra civile, lo scontro fratricida tra le milizie di Hamas e Fatah. A risollevarla contribuisce, nel pomeriggio, unaltra carneficina. Se dietro la bomba che ferisce Abu Rajab, capo dellintelligence di Gaza, che viola il suo quartier generale e gli uccide due guardie del corpo ci può essere la mano di Hamas, per quei quattro corpi dilaniati dai missili delicottero non ci sono misteri. Luomo alla guida dellautomobile incenerita è Mahmoud Dahdouh, lo stratega della Jihad Islamica responsabile dei lanci di razzi Qassam sui territori israeliani. Ma al suo fianco, tra le lamiere contorte ci sono anche i resti carbonizzati di un bimbo di quattro anni, della madre e di unaltra donna, vittime innocenti della vendetta israeliana.
Lennesimo colpo del nemico spazza la tensione fratricida, placa i brividi per la vera vittima eccellente della giornata. Dentro lascensore squarciato da un ordigno alle porte del secondo piano cera Tareq Abu Rajab, il capo dellintelligence di Gaza. La bomba gli è esplosa sotto i piedi, ha ucciso il miliziano che gli stava accanto, ha riempito di schegge il generale e cinque guardie. Uno degli edifici più sicuri della Striscia, il santuario di un signore della guerra annoverato tra i più fedeli protettori del presidente Mahmoud Abbas è stato violato. Ma dietro quel colpo e quel bersaglio cè un messaggio preciso. A dar retta alle voci di Gaza, Abu Tajab è la gola profonda che lo scorso mese passò agli israeliani le informazioni per eliminare Abu Youssef al Quqa, il capo delle Brigate Salah al Din, braccio armato dei Comitati di resistenza popolare.
Lombra dellinfamia si allunga ancor di più quando unambulanza della Mezzaluna rossa palestinese recupera il ferito dallospedale di Gaza, dove qualche ora dopo si spegnerà unaltra delle guardie ferite, e lo trasporta al valico con Israele. Lì è già in attesa unambulanza israeliana che poco dopo lo depositerà in un ospedale di Tel Aviv.
Gaza ondeggia sullorlo del baratro. Dopo le imboscate assassine a due comandanti di Hamas, dopo il braccio di ferro nelle strade fra i 3.000 miliziani fondamentalisti e le forze fedeli a Mahmoud Abbas, dopo il sequestro di 600mila euro a un leader fondamentalista bloccato al valico di Rafah dalle milizie di Fatah, lattentato sembra la scintilla fatale. Per un po il portavoce del ministero dellinterno, Khaled Abu Hilal, tenta di attribuire lesplosione a una bomba a mano caduta alle guardie del corpo. Ma i vertici di Fatah confermano lattentato. Il premier Ismail Haniyeh promette una commissione dinchiesta, annuncia indagini, chiede di evitare accuse premature. Per un attimo sembra troppo tardi. Mentre nelle strade scoppiano i primi sporadici scontri a fuoco, il numero due dell«Intelligence generale», Tawfiq Tirawi, ricorda che due anni fa il suo capo era stato ferito in un attentato attribuito ad Hamas. «Ogni ipotesi è possibile - aggiunge -, non posso escludere nulla».
Dal World economic forum di Sharm el Sheik - dove oggi incontrerà la ministra degli Esteri israeliana Tzipi Livni - il presidente Abbas ricorda il «grave pericolo» che aleggia sullAutorità palestinese. E mentre i vertici del suo partito gli chiedono di dissolvere il governo di Hamas e indire nuove elezioni, gli armati delle Brigate martiri di Al Aqsa circondano il Parlamento di Ramallah sparando in aria e gridando slogan contro lesecutivo in carica.
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