Bomba giudiziaria sul Pd napoletano Assessori in manette

Gian Marco Chiocci

Massimo Malpica

Vedi Napoli e il Pd muore. In carcere l’imprenditore Alfredo Romeo, in rapporti con Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni. Agli arresti domiciliari due assessori e due ex assessori della giunta Iervolino, l’ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone. Indagati anche due parlamentari in rapporti strettissimi con Romeo: Renzo Lusetti del Pd e Italo Bocchino di An.
L’annunciata burrasca giudiziaria si abbatte sulla giunta di centrosinistra, coinvolta in un presunto sistema per pilotare gli appalti a favore del gruppo Romeo, che finisce per lambire anche l’amministrazione della provincia partenopea. Quattro gli appalti finiti nel mirino dei magistrati: i due Global service, comunale e provinciale, per la manutenzione delle strade (400 milioni di euro il valore del primo, 145 milioni quello del secondo), l’appalto integrato per la refezione delle scuole comunali (20 milioni di euro) e la gara per il servizio di pulizia degli uffici della Provincia. Venti gli indagati per associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, all’abuso d’ufficio, alla corruzione e alla rivelazione di segreti d'ufficio.
Tredici in tutto gli arresti, con altre sette ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari a carico, tra gli altri, di collaboratori della Romeo, funzionari della Provincia di Napoli e del tenente colonnello delle Fiamme gialle Vincenzo Mazzucco, considerato la «talpa» di Romeo per aver prestato servizio alla Dia che con la procura di Napoli intercettava i vertici della politica campana. Sullo sfondo dell’indagine, la tragica morte di Giorgio Nugnes, l’assessore che si è impiccato dopo aver saputo dell’indagine, anche lui presente in questa inchiesta.
Per i pm della Dda di Napoli, insomma, sotto il Vesuvio almeno dal 2005 si era formato un sodalizio criminale che aveva al suo centro Alfredo Romeo. «Padre padrone - scrivono i magistrati - di uno dei maggiori gruppi imprenditoriali nazionali, operante nel settore di gestione e manutenzione immobiliare». E come parte organica di questo sistema, spiega la procura, c’erano politici e magistrati che si erano messi «al servizio» degli interessi dell’imprenditore, pronti a fare di tutto perché Romeo vincesse gli appalti cui era interessato, in cambio sia di «dazioni di denaro su cui c’è la prova provata», dicono i magistrati, sia di favori, sia di «sviluppi di carriere politiche per taluni assessori rampanti che volevano passare dalle istituzioni locali a quelle nazionali». Tra i politici nazionali oltre agli indagati Lusetti e Bocchino, spuntano i nomi di esponenti del governo Prodi come Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni, oltre ad Antonio Polito, Ciriaco De Mita e Paolo Cirino Pomicino. Quest’ultimo, curiosamente, viene preso di mira dalla procura perché sott’intercettazione, parlando del suo ultimo libro, fa riferimento a circostanze poco lusinghiere nei confronti di alcuni magistrati. «Essendo stato prosciolto con formula piena dall’accusa mossa dalla Procura di Napoli avrei compreso le sue scuse sull’argomento piuttosto che una anodina citazione di un proprio errore forse al solo scopo di continuare una offesa che dura ormai da 15 anni», ha detto l’ex dc.
Come anticipato dal Giornale nelle scorse settimane, gli esponenti della giunta arrestati sono gli assessori al Patrimonio e demanio Ferdinando Di Mezza e all’Edilizia, Felice Laudadio, oltre all’ex assessore alla scuola Giuseppe Gambale e a Enrico Cardillo, responsabile del Bilancio fino alle sue dimissioni del 28 novembre scorso, il giorno prima del suicidio di Nugnes.

Nelle 584 pagine dell’ordinanza sono finite tantissime intercettazioni, anche le più irrilevanti ai fini dell’inchiesta. Ne mancano alcune, come quelle tra il figlio di Antonio Di Pietro, Cristiano, e il procuratore Mario Mautone. Nessuna dietrologia, un dato di fatto, una mera coincidenza.

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