Non entusiasma affatto partecipare ai bombardamenti in Libia. E non certo per simpatia nei confronti di Gheddafi, detestabile cialtrone e tirannello non privo di consenso popolare. Avrei sperato che la riluttanza della Lega e di Tremonti fosse concordata con il premier e il governo: certo, non è bello parlare a due voci, ma almeno serve a rimarcare che entriamo in guerra perché costretti, per non isolarci a livello internazionale e per frenare l'ingordigia di alcuni paesi interventisti. Un’ingordigia che a guerra finita si ritorcerebbe ai nostri danni. Per un Paese come l’Italia che ripudia la guerra già nella Costituzione, che ha cospicui interessi con la Libia e che sconta in pieno gli effetti collaterali di questo terremoto nordafricano, a cominciare dall’immigrazione, la guerra non è un affare.
E la democrazia in Libia, affidata alle tribù, non è una garanzia. Vorrei poi capire lo strano effetto che produce la democrazia nei Paesi nordafricani: arriva la democrazia in Tunisia e i tunisini festeggiano scappando in massa dal loro Paese... Da vent’anni vige un escamotage ipocrita per aggirare il ripudio della guerra: non facciamo la guerra a un altro stato ma interveniamo in operazioni di polizia internazionale, come in Irak, o per ragioni umanitarie, come in Serbia (le famose bombe umanitarie).
E ora, per aiutare i ribelli sganciamo bombe liberali. È da una vita che ci accodiamo a guerra già iniziata per non subire l’ingordigia del vincitore e per trarre qualche vantaggio, dopo aver trescato con la parte avversa: fu così nel 1915, fu così nel 1940, è stato così nelle operazioni suddette, e ora anche in Libia. Con la variante estrosa della guerra in Serbia fatta dal governo D’Alema che da ex comunista bombardava Paesi semicomunisti, e l’unica approvata dalla Chiesa di Papa Wojtyla. Ora in Libia non siamo i soli alleati riluttanti, anche Obama è tra questi. Avevamo buone ragioni per frenare.
Se ci tocca farla per vincoli internazionali, e non possiamo sottrarci, almeno evitiamo la guerra civile intragovernativa con la Lega che difende gli interessi territoriali nostrani. Questa Lega così araba, così italiana...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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