da Parigi
C'è una vicenda che più privata non si può alla base dell'attentato che ha tenuto Parigi e la Francia per un giorno col fiato sospeso, facendo intravvedere lo spettro di un'offensiva in piena regola del grande terrorismo internazionale. Invece era una questione d'amore nutrito da anni, offerto (un po troppo insistentemente) e negato con grande determinazione. Una storia come tante altre, che ha però provocato la reazione sconsiderata e criminale (un morto e sei feriti) dell'uomo respinto da un'avvocatessa parigina. Le manette sono scattate ai polsi di un architetto francese di 45 anni che era stato precedentemente oggetto di una denuncia per molestie sessuali da parte dell'avvocatessa Catherine Gouet-Jenselme. L'uomo si sarebbe vendicato spedendo un pacco bomba allo studio legale di quest'ultima: un palazzo del centro parigino, politicamente «sensibile» perché ha ospitato negli anni Novanta lo studio dell'avvocato Nicolas Sarkozy, attuale capo dello Stato, e perché vi si trovano gli uffici di una fondazione per la memoria dell'Olocausto.
Gli inquirenti non si sbilanciano nell'accreditare la tesi del crimine dovuto alla vendetta amorosa, ma nelle conversazioni a microfono spento fanno capire che questa pista è nettamente privilegiata rispetto ad ogni altra ipotesi. Il presunto responsabile della vendetta è in stato di fermo: nella giornata di oggi questo provvedimento potrebbe essere trasformato in arresto.
La polizia è risalita a lui grazie alle dichiarazioni dell'avvocatessa a cui era indirizzato il pacco-bomba, che è stato recapitato da una ragazza in scooter. La giovane non ha potuto per ora essere identificata, ma viene ricercata molto attivamente dalla polizia.
Il micidiale involucro è stato aperto dalla settantaquattrenne segretaria dell'avvocatessa, che ha perso la vita nell'esplosione. Il ferito più grave è un avvocato dello stesso studio legale, che si trova in ospedale e che rischia di perdere un occhio. Si sa solo che la motociclista è una giovane alta circa 165 centimetri. Davvero poco per disegnare un identikit. Il pacco-bomba è stato consegnato alle 12.50 di giovedì e l'esplosione è avvenuta pochi minuti più tardi, quando la «postina» doveva trovarsi ancora nel palazzo. Forse la giovane era stata ingaggiata solo per recapitare il pacco. Il mandante può averle detto di restare mascherata dal casco. La denuncia presentata dalla signora Gouet-Jenselme contro il suo persecutore risale a due anni fa.
Il dossier era stato però insabbiato dal magistrato inquirente, secondo cui non esistevano gli estremi per istruire un processo a carico dell'architetto.
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