Antonio Signorini
da Roma
Sulla legge Biagi Guglielmo Epifani ha fatto un «errore incredibile», chiedere la cancellazione della riforma del lavoro è stata una «bieca iniziativa», una «pietra al collo» che potrebbe far affogare Romano Prodi. Il richiamo allo spirito di corpo rientra nella tradizione dei sindacati, soprattutto se lappello identitario arriva da un leader appena eletto. Ma lavvertimento che Raffaele Bonanni ha dedicato alla Cgil nel giorno del suo insediamento come segretario generale della Cisl al posto di Savino Pezzotta, coadiuvato da Pier Paolo Baretta eletto segretario generale aggiunto, suonano come qualcosa di più. Paletti per arginare liperattivismo della confederazione di sinistra alla vigilia della nascita del governo dellUnione; un modo per dire allingombrante sorella maggiore che la seconda sigla sindacale italiana non intende rinunciare alle sue battaglie.
E così, le prime parole pronunciate rivolgendosi ai delegati del consiglio generale riuniti al palazzo dei congressi, subito dopo lelezione con 220 voti su 243 votanti, Bonanni le ha dedicate ai tre temi che dividono la Cisl da Corso dItalia. «La Cgil è partita con il piede sbagliato, dalla cancellazione della legge Biagi per non parlare della chiusura della riforma contrattuale e della regolazione legislativa della rappresentanza». Il leader della Cgil ha confermato di voler cancellare la riforma del lavoro del governo Berlusconi? «Un errore incredibile». Perché «una corretta alternanza di governo non comporta la cancellazione di tutte le leggi del governo precedente, come vorrebbe una logica distruttiva». Secondo, perché «la sommaria liquidazione della legge Biagi conferma la pregiudiziale chiusura a una politica sindacale riformatrice e marca una rottura preventiva con Cisl e Uil». Una iniziativa, quella della Cgil sulla riforma che prende il nome dal giuslavorista ucciso dalle Br, che Bonanni, abbandonando il testo ufficiale del discorso di insediamento, definisce «bieca»; una «pietra al collo che farà affogare Prodi». Anche perché - avverte - su questo tema, così come sulla legge per la rappresentanza sindacale e la riforma dei contratti «non sembrano esserci maggioranze parlamentari per colpi di mano».
Il tema di fondo rimane quello dellautonomia dalla politica. La Cgil, questa la sua tesi, nei confronti del governo di centrodestra «identificava il dissenso sociale con lopposizione politica, per cui era inibito pregiudizialmente qualunque negoziato». Nei confronti del governo di centrosinistra, invece, «la Cgil si schiera politicamente in modo organico come un partito della coalizione, dallelaborazione del programma alla proposta del Patto di legislatura, per condizionarla da posizioni massimaliste sul piano sociale».
Il metodo proposto da Bonanni è un altro. Il dibattito sindacale deve partire dai posti di lavoro, uscendo dai «vertici», poi le parti sociali, compresi quindi i datori di lavoro, si devono accordare tra loro. Bisogna tornare «sul terreno della contrattazione dove ognuno mette la sua parte nello scambio negoziale». Infine viene il rapporto con il governo. Una nuova concertazione «selettiva», che Bonanni vuole limitare ad alcuni temi, dalla messa in campo di nuovi ammortizzatori sociali a una rivalutazione mirata delle pensioni fino a misure mirate al sostegno della famiglia.
In sostanza il neosegretario generale della Cisl conferma la linea sostenuta da Pezzotta in questi anni: dialoghi con tutti i governi e trattative senza paraocchi ideologici per arrivare ad un accordo. Ma con lex segretario generale emerge anche qualche attrito. Lo stesso Pezzotta, intervenendo allinizio del consiglio, ha detto di lasciare lincarico «con animo sereno, anche se con qualche punta di amarezza. Avrei preferito che la mia esperienza si concludesse allassemblea organizzativa della Cisl, che dovrebbe, secondo le nostre consuetudini, tenersi tra circa un anno.
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