da Roma
Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, lei è stato il primo a dire sì al piano. Molti altri hanno rinviato la decisione a domani. Come mai questa fretta?
«Ho detto sì perché noi abbiamo esercitato tutta la pressione propria di un sindacato che vuole salvare il maggior numero di persone. Ci siamo riusciti perché abbiamo utilizzato tutta la nostra capacità di persuasione».
Quali sono le concessioni più importanti che avete incassato?
«Le principali sono tre. Linvarianza salariale, la redistribuzione degli utili a fronte di maggiore produttività e il fatto che la nuova compagnia aerea rimarrà italiana».
Questo perché siete sempre stati contro lipotesi di una cessione di Alitalia ad Air France?
«Perché Alitalia è uno strumento troppo importante per il prestigio del Paese, per i suoi interessi economici. Abbiamo chiesto fin dallinizio e poi ottenuto di vincolare la permanenza di tutti i soci e di sancire la non scalabilità dellazienda da parte di auspicabili partner internazionali».
Ai lavoratori premeva soprattutto mantenere le retribuzione al livello di prima.
«Abbiamo posto lesigenza dellinvarianza salariale e lazienda ha accettato. Poi cè la redistribuzione degli utili ai lavoratori nella misura del sette per cento».
Quindi lei non vede zone dombra nel piano?
«Non è questo il punto. Era arrivato il momento in cui bisognava decidere. Lunica alternativa era il non fare niente e quindi fare fallire Alitalia. Io sono dellopinione che qualsiasi divergenza non valga la perdita di unazienda così importante e di tutti i posti di lavoro. Cè un momento in cui ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Ed è arrivato».
Non per tutti. Ci sono almeno cinque sigle, Cgil compresa, che non hanno deciso e anche un no, che è già ufficiale...
«Io spero che fino a domani (oggi, ndr) pomeriggio alle 15 e 50 tutti gli altri soggetti che hanno detto ni o che comunque non si sono espressi, si pronuncino positivamente. E spero anche che lazienda sia responsabile nel rispettare gli impegni».
Possibile che quella dei sindacati titubanti sia solo una tattica per far vedere che la trattativa è andata avanti fino alla fine?
«Il responso lo avremo solo a ridosso del consiglio di amministrazione della Cai».
Non si è fatto unidea di come potrà rispondere la società? Si accontenterà di alcuni sì o vorrà la firma di tutti i sindacati?
«Non lo sappiamo. E per questo mi auguro che il maggior numero possibile di sindacati si esprima a favore».
Cè anche un problema di categorie. I piloti sono irritati dalle parole di Colaninno...
«Spero vadano allessenza del problema. Non possono pretendere di sostituirsi alla proprietà».
Appena uscito dallincontro con Colaninno lei ha subito puntato sul 7 per cento degli utili distribuito ai dipendenti. Perché è importante?
«Rientra nella nostra cultura sindacale. Noi vogliamo che i dipendenti siano coinvolti, che partecipino allaumento della produttività. Unimpostazione del genere è ancora più importante in unazienda che si ritroverà a competere in uno dei mercati più difficili».
A sinistra qualcuno pensa che questo precedente possa poi essere esteso. È così?
«Certo, dalla redistribuzione degli utili può venire unindicazione molto forte che va al di là della vicenda di Alitalia. È un esperimento interessante anche per questo.
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