Bondi: «Macché collaborazione Dai ds un avvertimento a Prodi»
15 Ottobre 2005 - 00:00«La sinistra sperava nei franchi tiratori, ora è tardi per scendere dallAventino»
Mario Sechi
da Roma
Onorevole Bondi, Fassino dopo le barricate dice di esser pronto a una trattativa sulla riforma elettorale. Che cosa risponde Forza Italia?
«A Fassino dico che è troppo tardi per scendere dallAventino. Ce ne hanno dette di tutti i colori, ci hanno dato dei golpisti, e ora vogliono trattare dopo che la riforma è stata approvata dalla Camera? Non scherziamo. La realtà è che sono stati loro a scegliere la strada dello scontro: speravano nei franchi tiratori di una maggioranza in disarmo, e hanno avuto la sorpresa di trovarsi di fronte una Cdl determinata a varare una legge elettorale che va incontro agli interessi del Paese».
Titolo dellUnità: «Da oggi il voto non è uguale per tutti».
«È una spudorata menzogna, perché il proporzionale è lunico sistema elettorale che garantisce parità di voto a tutti i cittadini».
Ma cè ancora lesame del Senato e la legge si può cambiare.
«No, la proposta di Fassino è tardiva e produrrà solo nuove lacerazioni nella sinistra. Il segretario ds sa bene che la sinistra non può essere guidata da un leader senza partito e privo di consensi come Prodi e si prepara a scalzarlo alla prima occasione».
Pensa davvero che a sinistra vogliano sbarazzarsi di Prodi?
«A me quella di Fassino non sembra una proposta di collaborazione alla maggioranza, quanto piuttosto un avvertimento a Prodi a dosare le sue pretese».
L'opposizione sembra aver realizzato solo ora di aver compiuto un passo falso. Perché?
«La sinistra ha impostato un confronto di natura propagandistica, con la speranza del soccorso dei franchi tiratori. Il risultato è che si è persa unoccasione preziosa al confronto. Che il Mattarellum non funzioni è opinione diffusa anche nel centrosinistra da tempo».
Si può cambiare la legge elettorale alla vigilia del voto?
«Dire che non si può modificare una legge elettorale prima delle elezioni è un argomento che non regge. È vero esattamente il contrario, e cioè che le leggi elettorali si possono e si debbono cambiare solo al termine di una legislatura. Se la riforma fosse varata all'inizio, infatti, il Parlamento appena eletto verrebbe automaticamente delegittimato e si dovrebbe ricorrere subito a nuove elezioni».
Le lancette dell'orologio elettorale tornano indietro?
«È sbagliato leggere la riforma come un ritorno al passato. Il Mattarellum ha garantito un bipolarismo a somma zero che ha portato sì all'alternanza di governo, ma non ha garantito né l'unità né la stabilità di indirizzo dei governi. In questa legislatura solo la forte leadership di Berlusconi e la sua capacità di fare da collante fra partiti diversi ha consentito la piena governabilità».
I partiti avranno più potere? Imporranno i candidati?
«Questo è un altro punto su cui fare chiarezza. Il referendum sulla preferenza unica presentato da Segni ebbe un consenso plebiscitario, perché si osservò con ragione che le preferenze rappresentavano uno dei principali fattori di spesa dei candidati e quindi di corruzione del sistema politico. Le liste bloccate rispondono a questa esigenza, molto sentita anche dai Ds che in Toscana hanno imposto labolizione totale delle preferenze».
Ma il maggioritario non era sinonimo di trasparenza, meno invadenza dei partiti?
«Il maggioritario nacque sulle ceneri della prima Repubblica di pari passo alla sbornia giustizialista: ebbene, sono state due illusioni che hanno penalizzato lItalia. Ritengo che sia ormai finito il tempo della demonizzazione dei partiti, della loro identificazione tout-court con la partitocrazia e del mito della società civile come sol dellavvenire della democrazia».
Assisteremo alla proliferazione dei partiti?
«Questa legge consente una rappresentanza politica che è lo specchio esatto di ciò che si muove nel Paese senza per questo tornare ai vecchi riti della politica. Spetta soprattutto a Forza Italia e ai Ds, che in questi anni hanno avuto le maggiori responsabilità di governo, diventare i cardini di due progetti politici alternativi garantendo una maggiore stabilità di sistema.
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