Roma - Gubbio, sei anni dopo. Ministro Sandro Bondi, oggi prende il via la tre giorni di seminario con i giovani di Forza Italia. Qual è il suo bilancio sulla scuola di formazione?
«Gubbio è stato per anni il luogo dell’incontro, della riflessione, del confronto, dell’appartenenza. Sta a Forza Italia, e spero al Pdl, come Vallombrosa e Camaldoli stavano alla Democrazia cristiana. E nei precedenti seminari - lo dico con orgoglio - sono state poste le basi per la nascita del partito unitario del centrodestra. Fin dal 2003, attraverso un dibattito libero, fecondo, a volte anche aspro, che ha illuminato molti di noi sull’utilità storica della prospettiva indicata dal presidente Berlusconi».
«Il Pdl e l’Italia che cambia» è il titolo di quest’anno. Ma nonostante il Popolo della libertà voli nei sondaggi, sembra avvertirsi un rallentamento tra Fi e An sul processo unitario.
«L’azione del governo è efficace e riceve il consenso dei cittadini. E sono convinto che la sfida politica del nuovo soggetto unitario sia altrettanto importante. A patto, però, che i partiti non si lascino risucchiare da logiche diverse da quelle del cambiamento e del rinnovamento. Anche a questo serve Gubbio».
Intanto, però, si dice che a volere lo slittamento della festa del Pdl sia stato proprio Berlusconi, che a malincuore avvertirebbe difficoltà maggiori rispetto alle previsioni.
«No, tutto questo nasce da ricostruzioni giornalistiche avide di trovare qualche elemento di negatività. Io credo invece che Berlusconi guardi con attenzione e con interesse agli sforzi che vengono compiuti per amalgamare e integrare tutte le forze politiche e le tradizioni culturali in un nuovo partito dei moderati, casa per i laici e per i credenti».
A Gubbio, stando a quanto si legge nel programma, si stilerà l’agenda d’autunno: quali sono le priorità?
«Giustizia, federalismo fiscale e legge elettorale per le europee sono i punti cardine dell’azione di governo, da ora a dicembre. Si tratta di riforme che l’Italia attende da anni, ed è possibile affrontarle speditamente grazie a un governo coeso e a una maggioranza politicamente omogenea. Ma l’autunno vedrà anche il concreto avvio del ritorno al nucleare».
Fi e An insieme. Valori condivisi. Nessun problema a convivere con chi magari non rinnega del tutto il fascismo o rivendica in parte il sacrificio degli uomini della Repubblica di Salò?
«Il nostro Paese è purtroppo sfiancato da ricorrenti polemiche e divisioni, anche sulla memoria che abbiamo del nostro passato. Finché non ci libereremo da questa maledizione l’Italia stenterà a diventare un Paese normale».
E nello specifico?
«Sulla condanna del fascismo, ritengo faccia fede il giudizio di Fini, che lo ha definito “male assoluto”. E la comprensione rispetto alla scelta che fecero i ragazzi di Salò, che è arrivata negli anni scorsi anche da alcuni importanti leader del centrosinistra, non potrà mai oscurare il fatto che si trattò di una scelta in buona fede, ispirata anche da un sincero amore per l’Italia. Ma tremendamente e drammaticamente sbagliata, foriera di tanti ulteriori lutti e tragedie per l’Italia e gli italiani. Gli ultimi quindici anni hanno dimostrato, comunque, che la destra italiana, con la svolta di Fiuggi, ha fatto per intero i conti con la sua storia. E sui valori fondamentali c’è una perfetta coincidenza di vedute all’interno del Pdl».
Si sente, secondo lei, l’assenza di Gianfranco Fini a via della Scrofa e della sua leadership?
«Fini sta svolgendo in modo impeccabile il suo lavoro di presidente della Camera. È uno statista, un uomo delle istituzioni e resta uno dei leader più autorevoli del nuovo partito».
Questione allargamento Pdl. Sembra allontanarsi, per ora, il ritorno dell’Udc.
«Un partito che fa parte della famiglia dei Popolari europei sarà portato, necessariamente, a guardare con interesse a una forza politica come il Pdl, che si riconosce negli stessi valori fondanti. La questione non è però all’ordine del giorno, nel momento in cui il Pdl si trova nella sua delicata fase costitutiva. Ma lo sarà subito dopo, e credo che Casini, da leader qual è, sappia che una riflessione in questo senso andrà aperta anche da parte del suo partito».
Sull’ingresso della Destra, intanto, Denis Verdini è favorevole, Fabrizio Cicchitto contrario: qual è la sua posizione?
«Bisogna prendere atto che ci sono sensibilità diverse tra Storace e la Santanchè, e guardare con rispetto all’evoluzione di quel confronto interno. Ma se si consoliderà il processo verso il bipartitismo, credo che le decisioni saranno conseguenti e inevitabili».
Negli ultimi giorni si assiste ad una continua fibrillazione con il Carroccio sul federalismo fiscale. Normale dialettica?
«Con la Lega non esistono problemi e il federalismo resta una priorità anche del Pdl. L’obiettivo fondamentale che ci poniamo è l’avvicinamento quanto più forte possibile tra ciò che si amministra e ciò che si tassa. Gli amici della Lega devono capire che una riforma così importante e strutturale, destinata a cambiare il volto dell’Italia, sulla quale il buon lavoro di Calderoli ha avuto tanti riscontri positivi, ha bisogno anche di essere conosciuta e discussa approfonditamente».
Chiudiamo con la scuola. Anche qui polemiche.
«Guardi, la direzione intrapresa dal ministro Gelmini è quella giusta: credo che il suo sia il tentativo più deciso di eliminare definitivamente la cultura sessantottina tornando al criterio della meritocrazia».
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