Bondi: una sinistra infantile con il vizio delle scorciatoie

da Roma

Onorevole Bondi, dal centrosinistra parte un’offensiva a tenaglia contro Silvio Berlusconi. Come si spiega politicamente questo affondo?
«Con il vecchio vizio della sinistra di attuare la politica delle scorciatoie, una politica sciagurata che, da Tangentopoli in poi, ha portato solo danni e macerie al Paese. Dopo le amministrative faremo una grande campagna di informazione. La legge sul conflitto di interesse ha una sola ratio: eliminare Berlusconi in tutti i modi. Non ci si è riusciti con l’uso politico della magistratura, ora si tenta per via legislativa attraverso un atto spudorato, che per colpire Berlusconi finisce per attuare una selezione genetica della classe politica».
Cosa pensa del limite dei 15 milioni previsto dalla legge?
«Escluderebbe non solo Berlusconi ma anche centinaia di imprenditori e professionisti pronti a portare la loro esperienza in politica. È una norma liberale, democratica, costituzionale questa? O non è una situazione per cui, a parti invertite, la sinistra avrebbe già da tempo gridato al golpe, visto che anche la Rai, per la prima volta nella storia, rischia di diventare di un colore solo?».
Berlusconi non è più presidente del Consiglio. Ma l’Unione ricerca ancora il suo cemento nell’antiberlusconismo. Questo vuol dire che la sinistra è condannata a non abbandonare mai la sua «adolescenza» politica?
«Più che di adolescenza parlerei di infantilismo politico, che Lenin fu il primo a individuare nell’estremismo di cui purtroppo la sinistra italiana è ancora profondamente intrisa. Sono 13 anni che viene agitato lo spauracchio del conflitto d’interessi. In questo momento il governo e l’Unione hanno impresso una forte accelerazione per rispondere a una richiesta di radicalità in vista delle amministrative».
Si era illuso che il clima di «bon ton» dei congressi di Ds e Margherita fosse il preludio di una nuova stagione politica?
«Sinceramente no. Siamo di fronte a una legge che mira esplicitamente a eliminare il leader dell’opposizione democratica. Siamo a un bivio da cui dipenderà, in gran parte, l’evoluzione della situazione politica del Paese».
L’Udeur promette che non accetterà una legge che procede a colpi di accetta.
«Dobbiamo dare atto al ministro Mastella e all’Udeur di aver dimostrato coraggio e coerenza nello schierarsi in Parlamento a difesa delle libertà costituzionali e di aver cercato di far ragionare chi sembra aver completamente smarrito equilibrio e senso della realtà. Mastella lo ha detto chiaro: per il centrosinistra avere il direttore generale, il presidente e la maggioranza nel cda della Rai sarebbe "una cosa da irresponsabili", e ha aggiunto di non ritenere che il Parlamento possa reggere, dati i numeri, alla espropriazione del leader dell’opposizione. In effetti questa operazione potrebbe provocare il tracollo del governo».
José Aznar sostiene che i controlli sul patrimonio di chi entra in politica devono essere successivi e non hanno senso i divieti preventivi. È questa la strada da percorrere?
«Certo. Il centrosinistra in questi giorni non parla altro che di modello americano, ma negli Stati Uniti chi tentasse di imporre una legge del genere rischierebbe probabilmente di essere perseguito per attentato ai diritti costituzionali».
La legge che l’Unione vorrebbe approvare è figlia di una cultura che guarda alla ricchezza come a un delitto contro la società?
«È la cultura del "anche i ricchi piangano" di comunistissima memoria e che ha portato a una Finanziaria che ha finito per penalizzare anche le fasce di reddito più deboli. È la stessa logica che ha portato a pensare che l’Italia sia una Repubblica fondata solo sul lavoro dipendente, e che chiunque produce ricchezza sia un nemico del popolo».


Cosa pensa della proposta di legge Franceschini che allarga l’incompatibilità anche ai parenti di persone abbienti?
«È follia così come lo è quella sorta di Tribunale speciale a cui la maggioranza pensa di assegnare compiti giurisdizionali o para-giurisdizionali. Un organo di nomina politica, con il compito di "prevenire i conflitti di interesse", è francamente incredibile. Tanto varrebbe a quel punto chiamarla "Autorità contro Silvio Berlusconi"».

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