Bonimba ne fece 3. Ma Suarez segnò nella porta sbagliata

Io non so se quella fu davvero la prima volta, e neppure i miei genitori - interpellati in merito - ne hanno la certezza. Crescendo i ricordi di bambino si affievoliscono ma i particolari si ingigantiscono e fanno diventare la memoriaantica un agalleria di foto. Allora ecco, i miei flash sono rimasti lì, a quel giorno in cui - io oggi credo, ne sono sicuro - sono entrato a SanSiro per la prima volta, in quello stadio che mi sembrava così grande e così bello. C’era Inter-Sampdoria dunque, e c’era Roberto Boninsegna che ai tempi ( e - confesso ancora oggi) rappresentava l’icona della mia gioventù. Ma soprattutto c’era Luis Suarez in campo, e io non capivo chi in realtà fosse fino a quando non mi fu detto: «Vedi, giocava nell’Inter». Era con la maglia della Sampdoria infatti. Ed era contro Boninsegna, che quel giorno segnò tre gol con due rigori anche se non bastò. Perché Suarez, proprio lui, a quattro dalla fine mise dentro dal dischetto il pareggio, una stilettata al cuore di un bambino, forse, chissà. Perché non ricordo bene di aver sofferto, in mente ho solo la fotografia di Luisito che aun certo punto salta e rimane appeso di pancia sulla testa di un difensore nerazzurro.

Tutto qui, con la memoria di quell’ingresso a San Siro mano nella mano di chi mi apriva le porte sul mondo e il risultato, un incredibile 4-4. Ma in fondo non serviva altro perché quel giorno diventasse indimenticabile.

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