Due numeri da brivido: nel 2007, ultimo anno precedente all’abbandono di Malpensa, Alitalia movimentava nel suo hub lombardo 11,5 milioni di passeggeri; nel 2009 è scesa a 1,5 milioni. Malpensa ha perso, d’un botto, 10 milioni di passeggeri che il piano industriale della Sea, all’epoca, stimò di poter recuperare nell’arco di 5 anni. Oggi tuttavia, nonostante la crisi globale che si è abbattuta sulle economie e sul trasporto aereo, l’andamento è migliore delle aspettative: più della metà dei passeggeri persi è già stata recuperata e su un parametro, in particolare, il dehubbing è stato riassorbito: «Dal 2007 a oggi sono aumentate le destinazioni servite dall’aeroporto - annuncia con soddisfazione il presidente della Sea, Giuseppe Bonomi -: nella stagione estiva sono passate da 166 a 168, in quella invernale da 157 a 162. Significa aver restituito a Milano la connettività con il mondo che le decisioni di Alitalia avevano ridotto. Anche il numero delle compagnie è aumentato: da 77 a 110, e sono cresciute da 76 a 88 le destinazioni extraeuropee, che costituiscono il traffico più pregiato».
Anche i passeggeri sono in crescita?
«Sì, fin dallo scorso anno. Ma il primo semestre 2010, con un incremento medio dell’11,2% (al netto dell’effetto vulcano) ci permette di dire che la crescita è ormai consolidata e costante. Il traffico sta migliorando dappertutto ma a Malpensa l’aumento è superiore a quello di tutti gli altri grandi aeroporti europei. Luglio, agosto e questo scorcio di settembre confermano questa tendenza».
Qualcuno osserva che la ripresa di Malpensa è legata soprattutto alle compagne low cost.
«Non è vero: tra gennaio e giugno le compagnie tradizionali sono cresciute del 12,7%, quelle a basso prezzo dell’8,5. Complessivamente, il traffico delle compagnie di linea tradizionali rappresenta oltre il 70% dei movimenti di Malpensa».
Quanti sono oggi i nuovi vettori operanti a Malpensa?
«Rispetto all’“anno zero” 2008, sono 33, alcuni di altissimo livello; le nuove destinazioni sono 37, le frequenze settimanali sono 1.081 di più. Nel 2007 Alitalia aveva 1.301 voli alla settimana, oggi è scesa a 190».
Vi ha dato una mano Lufthansa.
«Sì, al Terminal 1 è il nostro primo cliente, e registra un ottimo andamento, con riempimenti intorno al 70% e un incremento dei passeggeri in transito».
Il primo vettore dello scalo resta comunque la low cost EasyJet, basata sul Terminal 2.
«Sì, ma la domanda è cambiata: a parte i grandi hub che se lo possono permettere, ormai negli aeroporti le due tipologie di traffico - low cost e tradizionale - convinvono normalmente, e la clientela sul medio raggio guarda sempre di più al prezzo».
E sul cargo, che rispecchia più direttamente l’economia, che dati ci sono?
«Grazie a una crescita media del 31% tra gennaio e agosto 2010, le merci mostrano di aver superato sia l’abbandono di Alitalia sia la crisi globale. Le quote di import ed export sono alla pari: e questo è un buon indicatore della ripresa produttiva in Italia».
Come vanno i conti della Sea? Nonostante i momenti difficili non avete mai chiuso in rosso.
«Il 2009 ha dato buoni risultati e sono convinto che il 2010 sarà ancora migliore, grazie a una profonda ristrutturazione aziendale e a una drastica riduzione dei costi».
Le compagnie pagano tutte?
«Le uniche sofferenze riguardano alcuni vettori italiani».
Vi penalizza l’aumento delle tariffe tuttora bloccato?
«Sì, certo. Stiamo attendendo che si pronunci il Cipe. La finanziaria 2009 ha previsto un aumento di 3 euro a passeggero che per ora è rimasto sulla carta. Noi comunque non abbiamo fermato gli investimenti».
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