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Il boom dei 123 milioni di ricchi

Uno studio di Confindustria fotografa i 30 Paesi in cui cresce una nuova classe benestante che farà crescere del 46%i consumi di lusso nei prossimi anni. Cina in testa

Il boom dei 123 milioni di ricchi

Un nuova classe benestante esce ancora più forte dalla crisi, e il suo potere d'acquisto è in continuo e rapido aumento: è quella che sta avanzando nei nuovi mercati mondiali, un gruppo che una ricerca di Confindustria, Prometeia e Sace ha identificato in 30 Paesi «emergenti», anche se tali non sono più, visto che ormai sono «emersi» da un pezzo. Questi Paesi non sono più un bacino per localizzazioni produttive, ma enormi sacche di domanda per beni di fascia medio-alta, per quel lusso «accessibile» in cui è leader il made in Italy. Si tratta, avverte lo studio «Esportare la Dolce Vita», di un bacino di 123 milioni di nuovi ricchi, milioni di cittadini che al 2015 si calcola potranno contare su un reddito di almeno 30 milioni di dollari.
Questo «Paese dei ricchi», in cui i cinesi spiccano per avere la quota maggiore sull'incremento totale, sarà disposte a spendere 113 miliardi di euro in prodotti di gamma medio-alta, di cui 13 miliardi costituti da prodotti del made in Italy: alimentari, arredamento, calzature, abbigliamento e accessori, realizzati con materiali e design di qualità e che ora hanno sbocchi principalmente sui mercati maturi.
Nel corso dei prossimi 5 anni le importazioni di beni di lusso da questi Paesi aumenteranno del 46% e la metà della domanda crescente arriverà da Russia, Emirati Arabi, Cina, Arabia Saudita e Kazakistan. I Paesi più dinamici saranno invece India e Vietnam, con una crescita di queste importazioni di oltre il 70% in sei anni e Indonesia, con il 60%.
In generale i consumatori dei nuovi mercati sono e saranno in media più giovani di quelli dei Paesi maturi e saranno in percentuale sempre maggiore donne: per crescita, si legge infatti nello studio, «il reddito da lavoro femminile è paragonabile a un grande mercato emergente, con conseguenze tanto profonde quanto quelle dello sviluppo di India e Cina».
Quanto ai settori, quello che tira e tirerà di più sarà l'abbigliamento e gli accessori del made in Italy: se la quota italiana rimanesse costante in questi anni si arriverebbe ad un giro d'affari nei Paesi emergenti di 5,6 miliardi.

Per l'alimentare le nostre vendite arriverebbero invece a 1,4 miliardi; per le calzature fino a 2 miliardi, per l'arredamento si arriverebbe a 4 miliardi.

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