Cultura e Spettacoli

Il boom a sorpresa di Real Time È ormai l’ottava rete nazionale

Già, basta verificare. Real Time è il canale televisivo del momento, quello di cui si parla e che, soprattutto, fa parlare. Tre milioni di contatti al giorno. Un palinsesto azzeccato. Una previsione di crescita esponenziale. Detto così, sembrerebbe un trionfo: e in effetti lo è se non altro per la sua velocità. Real Time, che fa parte del gruppo Discovery ed è nato nel 2005 su Sky, ha debuttato nel digitale terrestre (canale 31 e quindi gratuito) solo sette mesi fa, a settembre 2010, e ora raggiunge come tutti solo il 70 per cento delle case italiane. Se i numeri non sono opinioni, a switch off concluso, Real Time diventerà ancor più di ciò che è già ora, ossia il canale digitale più visto dalle donne (fascia 25/49 anni) e in sostanza l’ottava rete nazionale. Tanto è vero che già ora in Lombardia talvolta affianca e supera in termini generali anche La7.
Il segreto? La ragione sociale dei programmi. A bruciapelo Real Time ha aperto in Italia una nuova frontiera: il «factual entertainment», l’intrattenimento concreto, con i fatti legati alla vita di tutti. Basta paillettes o sorrisoni panoramici purchessia. Se ci pensate, è un po’ ciò che generalmente manca a tanta altra tv, ossia il legame stretto con la quotidianità e con le esigenze e i problemi che la gente racconta dalla gente giorno dopo giorno in metropolitana, al bar, in treno o nei forum del web. Giocando con le parole, lo si potrebbe definire il frutto di un neorealismo televisivo, qualcosa che nasce quasi per reazione a palinsesti barocchi, spesso attorcigliati e autoreferenziali, comunque distanti dalla normalità. E se, come diceva Pascal, la virtù di una persona non si misura in chissà quale evento straordinario ma più terra terra «nel quotidiano», ecco perché Real Time è considerato una vera alternativa alla tv generalista: non è enfatica, esagerata, distorta, sganciata dai parametri che per tutti sono quelli dell’esistenza normale. Perciò a una diffusa programmazione senza paracadute, pazzamente attirata dall’idea di produrre più che altro share o scalpore, corrisponde il vertiginoso successo di un canale che, come spiega la grintosissima Vicepresidente canali Antonella d’Errico, produce «programmi di intrattenimento intelligente ma non intellettuale, garbati, interessanti e originali».
E il bello è che ve lo potrebbe confermare anche lo spettatore plurilaureato come quello più «basic», la casalinga o lo studente, il pensionato o il professionista quarantenne. Programmi trasversali, insomma. Intanto sono quasi tutti prodotti in Italia (solo il venti per cento, come Il Boss delle torte, viene dall’estero) e sono tutti condotti da persone «esperte, professionisti reali e non semplicemente belle facce: gente che conosce ciò di cui parla». Ad esempio, il 18 aprile ha debuttato Cucina con Ale, una striscia giornaliera ovviamente dedicata alla gastronomia guidata da Alessandro Borghese, il figlio di Barbara Bouchet, lo chef e sommelier di ristoranti a Manhattan che è diventato uno dei volti più amati della rete. Anzi, per dirla tutta nella sua fascia (il preserale) raggiunge il 3 per cento di share sulle donne 25-49 enni e addirittura l’1 per cento sul totale individui. Sembrano inezie.
Ma sono cifre che senz’altro fanno riflettere osservatori e critici televisivi. A loro non sfuggirà neppure che programmi come Vendo casa e Cerco casa, Wedding planners con lo scatenato Enzo Miccio o il perfido e divertente Ma come ti vesti? che riparte il primo giugno, si collocano (con freschezza) su segmenti di attualità che la tv generalista trascura da decenni. E il risultato è che sono subito diventati «cult» multigenerazionali al punto di superare persino le attese della rete. Real Time modestamente si definisce dedicata all’«intrattenimento femminile» ma neanche tanto lentamente sta diventando, attraverso reportage e docufiction e talk show, puro intrattenimento e al diavolo le definizioni di sesso.
E se, di fronte a queste impennate, la stessa Antonella d’Errico abbandona i giri di parole e parla di «concetto televisivo pioneristico», non esagera: e lo confermano le richieste di ospitate che altri canali fanno sempre più frequentemente alle star della rete come Carla Gozzi, Barbara Gulienetti e naturalmente Miccio. Real Time rimarrà comunque in una dimensione numericamente marginale ma sarà sempre più decisiva come opinion leader e sempre più appetitosa per gli investitori pubblicitari. Meglio di così. Certo, transitando qui e là per il palinsesto a tutte le ore, l’impressione è quella di sganciarsi dalla realtà scintillante e ansiogena cui la stragrande maggioranza dei telespettatori (non solo italiani) è ormai assuefatta. Si prende fiato. E si torna con i piedi per terra, finalmente.

In fondo è l’uovo di colombo per chiunque usa il telecomando per pettinare le ansie della vita (e sognare un po’, tanto non costa nulla).

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