
Nessuna piazza politica per Kiev. Nessuna mobilitazione si è vista, finora, in Italia, contro l'invasione russa. Ma ora un corteo per fermare Putin è stato convocato - domenica, a Roma da piazza Vittorio a piazza Venezia. Ci sarà anche il presidente del Congresso mondiale ucraino, ma non si vede la fila di partiti, organizzazioni pacifiste e "partigiane".
La sinistra ha promosso grandi manifestazioni per Gaza, o contro il supposto "genocidio" in corso nella Striscia, o anche per i "due popoli due Stati". Si è schierata senza esitazioni, in una questione invero storicamente molto complessa, quella arabo-israeliana. E perfino all'indomani al 7 ottobre, perfino dopo l'atroce attacco contro Israele, qualcuno è sempre sceso in piazza per la causa palestinese.
Al contrario, la situazione dell'Ucraina, che pure è molto più lineare (Putin ha aggredito, gli ucraini si difendono) sembra non interessare molto. Sarà per la "comprensione" che Giuseppe Conte e i grillini, ma anche non pochi dem, hanno mostrato per il "punto di vista" di Mosca, ma questa causa non scalda i cuori. In genere si registra il grande impegno di soggetti centristi - Azione di Calenda, +Europa su tutti - ma salvo singole eccezioni del Pd, i partiti del "campo largo" latitano, per non parlare del mondo pacifista.
Oles Horodetskyy, volto tra i più rappresentativi degli ucraini in Italia, lancia un appello trasversale: "Domenica faremo la nostra manifestazione per fermare il genocidio di Putin. Chi la sosterrà? Noi invitiamo soprattutto i pacifisti, quelli che manifestano spesso per i popoli oppressi. Invitiamo tutti coloro che a parole hanno a cuore la pace a sostenete le ragioni dell'Ucraina attaccata". "È un tema davvero complesso e interessante - riflette Kateryna Sadilova, una delle esponenti più un vista della comunità ucraina in Italia - Per quanto riguarda l'Ucraina, ricordiamo che una parte della sinistra italiana è ambigua o critica verso l'invio di armi all'Ucraina, ritenendo che la Nato abbia provocato la Russia o comunque vedendo nel conflitto una "guerra tra blocchi imperialisti"". "Evidentemente - osserva - una donna, un anziano o un bambino ucraino grazie agli aiuti dei partner europei e americani non viene visto come "una parte debole" e, quindi, suscita meno compassione, nonostante le immagini, video e testimonianze agghiaccianti". "Si notano molto bene i doppi standard evidenti sia a destra sia a sinistra" aggiunge. "Il risultato che vediamo è proprio quello: uno squilibrio evidente nella partecipazione pubblica nelle manifestazioni. Una guerra di altissima intensità a sole 15 ore di macchina da Milano, la più intensa dai tempi della Seconda guerra mondiale, con passare dei mesi sta diventando una guerra invisibile ed è una tendenza molto pericolosa che riguarda la sicurezza di tutto il continente". "La propaganda russa - conclude - ha avuto e continua ad avere un ruolo significativo nella percezione pubblica italiana del conflitto e ricordiamo che la Russia ha lavorato per anni per costruire una rete di influenza in Europa, e l'Italia è uno dei paesi dove questa strategia ha avuto più successo".
Lucida anche l'analisi di Alessandro Litta Modignani, coordinatore di Ponte Atlantico, singolare esperienza di "associazione liberale, europeista e atlantista". "L'aggressione russa dura ormai da oltre 40 mesi - dice - Per i cittadini ucraini sono stati 40 mesi di bombe, morte e dolorei. L'intero Occidente democratico ha il dovere morale, oltre che l'interesse strettamente politico, a sostenere la resistenza ucraina".
"Sono certo che alla manifestazione di Roma non vedremo la partecipazione dei pacifisti, per i quali la richiesta di disarmo è rivolta sempre e soltanto all'Ucraina e all'Europa, mentre non spendono nemmeno una sola parola contro il dittatore criminale e aggressore; né sicuramente parteciperà l'Anpi, che nelle piazze canta a squarciagola una mattina mi sono svegliato e ho trovato l'invasor, ma che non sostiene la resistenza l'Ucraina che oggi vive esattamente in quella condizione, anzi la vorrebbe disarmare e la invita quotidianamente alla resa. L'Anpi, occupata da alcuni dinosauri nostalgici del comunismo, rappresenta ormai una vergogna per la democrazia italiana".