Gian Paolo Serino
Per Marco Vichi la scrittura è sempre una scoperta e mai un'invenzione. È questa la cifra non solo stilistica che lo discosta dalla maggior parte degli scrittori italiani. La sua non è soltanto narrativa da intrattenimento per gli amanti del giallo. Il suo commissario, lontanissimo dalla maggior parte degli investigatori che dominano le classifiche ma anche le menti spesso serializzate dei lettori, ha radici più letterarie. Se in altri autori la serialità li porta spesso a essere prodotti editoriali, in Vichi sentiamo la fatica quasi fisica di scrivere storie che scolpiscono la pagina e che si fanno leggere con un rispetto raro.
Con il suo commissario Bordelli (il primo dei libri che lo vedono protagonista è del '95, l'ultimo di tre anni fa) ci troviamo di fronte a un'indagine più umana che poliziesca. Certo, l'elemento giallo non manca, non mancano i morti, ma in Vichi c'è molto di più. Come in Dürrenmatt i casi che affronta Bordelli ci restituiscono il tempo, la dimensione umana dei protagonisti, lo spessore di un uomo e di personaggi sempre sospesi tra un passato, quello della Seconda guerra mondiale che è ancora un «cold case» dai troppi interrogativi irrisolti, e un presente che Vichi ambienta sempre negli anni '60, altro snodo cruciale per comprendere quando le lancette del nostro Paese si sono fermate. Come per dirci che il resto della nostra storia più recente non si può risolvere, come un giallo a tavolino, se prima non facciamo i conti con anni più celebrati che svelati. Vichi è un grande scrittore, ha la voce potente di un Sebastiano Vassalli, che ancora non ha trovato eredi. Come in Vassalli anche in Vichi sentiamo quell'urgenza della scrittura che non diventa mai garza, ma è sempre ferita aperta che appartiene anche e soprattutto a noi lettori.
Ambientando questa sua nuova indagine, Nel più bel sogno, nel 1968, Vichi ci racconta il vero delitto di una Firenze affrescata dalla storia della grande arte e poi oggi svenduta, cartolinizzata, al miglior turista offerente.
Ciò che rende Vichi e il suo commissario ancora più importanti è questo loro atto eroico: liberare Firenze dai fantasmi del passato per farla finalmente vivere nei nuovi fasti che meriterebbe. Perché è questo il vero giallo che sta a noi comprendere. La nostra immobilità nell'ostinarci ad appassionarci, ma senza amare veramente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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