Cronache

Bornacin non ha più nostalgie: «Il futuro è il Popolo della libertà»

«Biasotti lasci subito la Regione: cumulo di cariche antipatico»

Bornacin non ha più nostalgie: «Il futuro è il Popolo della libertà»

Detto da uno che è cresciuto con una identità politica chiara, anche se un cambiamento genetico lo ha già subito, fa comunque un certo effetto. Giorgio Bornacin si vede già come ex. Ex del Movimento sociale, ex di Alleanza Nazionale e in quota al Popolo della libertà. Lui la causa di Berlusconi e Fini l’ha sposata in pieno e non vede altro che l’unione dei due partiti «perché è con questo progetto che abbiamo vinto le elezioni ed è quello che ci ha chiesto la gente».
Eppure, senatore Bornacin, qui c’è qualcuno che critica anche i vostri pranzi in trattoria?
«Cosa sorprendente se si pensa che sarebbe insensato non avere rapporti con gli altri colleghi dello stesso gruppo parlamentare e della stessa regione che siamo a Roma per rappresentare. Mi dica lei con chi mi devo vedere per parlare della Liguria?».
Messa così non fa una piega ma all’interno di Forza Italia l’ambiente è caldo, in molti si sentono scavalcati.
«Non entro nel merito del dibattito interno agli amici di Forza Italia. Mi rendo conto di come stanno andando le cose però. In questo momento esiste un gruppo parlamentare quello del Popolo della libertà e abbiamo bisogno di un confronto tra noi serio e costruttivo».
Ma il confronto serio si fa tra i bucatini e una bottiglia di vino?
«Non è il luogo che conta. Potremo vederci la bar come in un aula della Camera o del Senato. Il fatto che, ci si creda o meno, l’attività parlamentare ti tiene occupato tutto il giorno e gli unici momenti di “libertà” sono quelli dei pasti. Poi se troveremo altri spazi sarà nostra premura scegliere sedi più idonee».
Tornando all’aspetto politico, meno spazio ai singoli partiti e più spazio al Popolo della libertà?
«Il Pdl è il futuro del centrodestra. Chi lavora dentro a An e Forza Italia ormai deve ragionare in prospettiva. Abbiamo vinto sul territorio lavorando insieme durante la campagna elettorale, dobbiamo continuare a lavorare a braccetto fino a quando non si deciderà di creare il partito unico. Non facciamo passi indietro, non siamo mica il Pd che prima si mette insieme e dentro il quale ora assistiamo a continui ripensamenti».
Come potete fare per evitare di scavalcare gli organi interni ad An e Forza Italia?
«Nessuno vuole scavalcare nessuno. A me va bene anche fare un incontro al mese con i dirigenti di entrambi i partiti, i capigruppo in Regione, Provincia e Comune e, se non ci stiamo tutti nelle nostre sedi, esistono le sale d’albergo. Mi fa dire un’altra cosa».
Prego?
«Dico al mio amico Biasotti che dovrebbe dimettersi da consigliere regionale. I cumuli di cariche non fanno bene, se uno sceglie di fare il parlamentare, faccia quello e basta perché di lavoro ce n’è già abbastanza.

Divesro il discorso di Musso, sappiamo che quello del consigliere comunale è un impegno diverso».

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